Lavoro, Jobs Act: nuovo scontro Cgil – Governo sul controllo di pc e telefonini dei dipendenti
ROMA – Un altro tassello dello Statuto dei lavoratori è stato smantellato dal Jobs Act. L’articolo 4 che vietava l’utilizzo degli strumenti aziendali per controllare i dipendenti, è stato abolito. Questo significa che l’azienda potrà controllare computer, tablet, smartphone e badge utilizzati per l’attività lavorativa e se emerge un uso distorto di questi strumenti, cioè non a fini lavorativi, potrà prendere provvedimenti disciplinari.
JOBS ACT – È quanto prevede il decreto attuativo del Jobs Act, varato dallo scorso consiglio di ministri e ieri spiegato dalla relazione illustrativa che accompagna il dlgs. Viene precisato che «non sono necessari nè l’accordo sindacale nè l’autorizzazione ministeriale per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, anche se è prevista la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore».
CAMUSSO – Uno «spionaggio contro i lavoratori» che in letteratura «abbiamo sempre definito come il Grande Fratello». Questo il duro commento della leader della Cgil, Susanna Camusso. «Se uno viene autorizzato a entrare nei mezzi di comunicazione che usano le persone è difficile non definirlo un grande fratello», prosegue a margine del convegno alla John Cabot University. Una mossa quella del governo per la Cgil «inaspettata» e che « per tante ragioni profila un abuso rispetto alle norme di diritto che esistono sulla privacy delle persone».
MINISTERO – Secondo il ministero invece “l’accordo o l’autorizzazione non servono se, e nella misura in cui, lo strumento viene considerato quale mezzo che ‘serve’ al lavoratore per adempiere la prestazione: ciò significa che, nel momento in cui tale strumento viene modificato (ad esempio, con l’aggiunta di appositi software di localizzazione o filtraggio) per controllare il lavoratore, si fuoriesce dall’ambito della disposizione: in tal caso, infatti, da strumento che ‘serve’ al lavoratore per rendere la prestazione il pc, il tablet o il cellulare divengono strumenti che servono al datore per controllarne la prestazione. Con la conseguenza che queste ‘modifiche’ possono avvenire solo con la ricorrenza di particolari esigenze, l’accordo sindacale o l’autorizzazione”
CGIL – La Cgil valuterà ora il da farsi: dalla pressione sulle commissioni parlamentari che dovranno valutare la delega fino alla possibilità di fare ricorsi anche alla corte di giustizia europea. Ma soprattutto il sindacato si appresta a continuare la mobilitazione e la contrattazione
Pierluigi
La strada è la migliore: si comincia dall’uso “distorto” del PC dell’ufficio e si finisce con il controllo dell’ora in cui il cittadino/lavoratore si farà le abluzioni prima di coricarsi.
OVRA, GESTAPO, ed affini mi ritornano in mente: faremo certo una bella fine, alla faccia della privacy che non mi consente di ritirare un’analisi medica della moglie!