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Berlino: mercoledì 28 vertice Merkel – Juncker – Hollande. Un altro schiaffo a Renzi

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ROMA – La guerra che Renzi ha dichiarato alla Germania e all’Unione Europea comincia a dare i suoi frutti, e l’aria resta tesa. Lo si era capito chiaramente alla vigilia e nel post vertice di Bratislava, ma la freddezza tra Italia da un lato e Germania e Ue dall’altro diventa sempre più evidente. Oggi è andata in scena una nuova puntata quando è rimbalzata la notizia di un nuovo incontro a tre tra Angela Merkel, François Hollande e il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, messo in agenda per mercoledì prossimo. Senza il presidente del Consiglio italiano.

Bruxelles e Berlino ridimensionano la portata dell’incontro, il premier italiano non ne parla ma tiene il punto: “L’austerity fa male, l’Ue deve cambiare direzione”, è la tesi di Renzi.

Dal vertice intergovernativo tra Italia e Germania a Maranello e dal summit di Ventotene sembra passata un’era ed invece è trascorso meno di un mese. Allora in molti avevano pensato che l’Italia potesse inserirsi stabilmente nella cabina di comando dell’Europa post-Brexit. Ma qualcosa si è rotto come si era plasticamente capito nel vertice franco-tedesco, senza l’Italia, alla vigilia del consiglio informale slovacco o nella conferenza stampa a due Merkel-Hollande a Bratislava mentre, in un”altra sala, Matteo Renzi attaccava a testa bassa i risultati deludenti del summit, chiedendo all’Ue un’inversione di rotta.

Un appuntamento, quello di Berlino, che la Germania da una parte e Bruxelles dall’altra, minimizzano, ridimensionando la portata della potenziale polemica. “Un incontro assolutamente ordinario” in cui si parlerà di innovazione e digitalizzazione, fa sapere il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert. E anche dall’Ue si spiega che “è un evento annuale e Juncker vi parteciperà per la terza volta da quando è in carica”, dice la portavoce Mina Andreeva.

Ma di certo l’assenza di Renzi alla cena organizzata dallo European Round Table of Industrialist (Ert, forum che riunisce circa 50 ad e presidenti di grandi aziende, tra cui diverse italiane) è un segnale chiaro. Arrivato proprio nel giorno in cui lo stesso premier, dalle colonne del Washington Post – in un’intervista di qualche giorno fa, quando era a New York – rimarca: “Il problema è se la Germania accetterà o meno” che l’Italia entri nel gruppo di testa della Ue dopo lo shock della Brexit. “Ho grande rispetto per Angela Merkel e François Hollande, ma non possiamo perdere l’occasione. Carpe Diem”, ha detto poi il premier nell’intervista senza aggiungere altro sull’argomento. Ma tornando su quel ”cambiamento”, quel cambio di passo che da sempre chiede all’Europa. E su cui oggi più che mai le distanze con Frau Angela – sostenitrice del rigore e ferma sulla sua linea anche in vista delle prossime sfide elettorali interne – appaiono evidenti. “Le politiche di austerity non servono a niente e fanno male. Non a caso c’è diversità tra quello che fanno gli Stati Uniti e l”Europa”, ha incalzato Renzi stamattina al museo Ducati di Bologna. Tornando a ripetere anche sul Wp che l”Europa, scegliendo l’austerità, ha compiuto “un errore cruciale”. “Obama – ha ribadito – è un esempio per molte ragioni, per la qualità della sua azione politica e per la sua visione. Ha ottenuto risultati concreti nella creazione di nuovi posti di lavoro. Vorrei fare la stessa cosa non solo per il mio Paese ma per il mio continente”. E ci è tornato su anche nella conferenza stampa a palazzo Chigi: gli interventi anti-sismici saranno “fuori dai limiti del patto di stabilità perché non è possibile che ci si preoccupi della stabilità delle tecnocrazie e non di quella degli edifici”, ha scandito il premier, determinato a mantenere il punto. Prima scandito il premier, determinato a mantenere il punto. Prima vengono i cittadini ed i valori, poi le regole ed i parametri è il mantra del premier italiano.

Nei giorni in cui le previsioni sul Pil italiano sono riviste al ribasso dall’Ocse, ma rettificate, a favore del governo,  dall’Istat – Renzi, anche con un occhio al referendum e alla prossima legge di stabilità in cui rischia di dover stringere troppo la cinghia, è determinato a vuole spuntare più flessibilità in Europa. E spinge sull’acceleratore, anche a rischio di ”strappare” con Berlino. Ma la partita resta tutta da giocare e non lascia intravedere, al momento, pronostici rosei. Lo hanno fatto capire il messaggio di ieri di Juncker e alcune interviste dei giorni scorsi di commissari Ue. Lo si intuisce dalle ”distanze” che la Merkel – rinsaldando il suo asse con l’Eliseo – sta prendendo in queste settimane. Lo si evince anche dal clima di opinione pubblica in Germania.

Insomma Renzi si è più volte vantato di aver recuperato per l’Italia, in Europa e nel mondo, quel posto di supremazia che Berlusconi aveva fatto perdere al nostro paese. Non sembra che ci sia riuscito, anzi i principali leader europei e comunitari lo trattano come un ragazzino viziato dal quale si deve diffidare. Proprio un bel risultato.

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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