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Morbo di Parkinson: un aiuto ai malati dalla mucuna pruriens, pianta leguminosa

morbo-di-parkinsonROMA – Una delle malattie più insidiose e più diffuse nella terza età, la seconda condizione neurodegenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer, è sicuramente il morbo di Parkinson, di cui ieri si è celebrata la giornata mondiale, che colpisce all’incirca duecentocinquantamila italiani, la metà dei quali è ancora in una fascia d’età lavorativa. L’età più frequente di insorgenza de è stimata tra i 59 e i 62 anni e non esistono forme di prevenzione primaria che ne riducano il rischio di insorgenza.

TEST – Qualche progresso però la scienza cerca di farlo: ad agosto è stato pubblicato un lavoro su «Acta Neuropathologica Communications» in cui i ricercatori dell’University College di Londra hanno effettuato sul ratto un test della retina capace di identificare i segni di neurodegenerazione legati alla malattia di Parkinson, prima che questa si manifesti clinicamente. I risultati sono stati definiti incoraggianti dagli stessi autori.
Un altro test non invasivo proposto per la diagnosi precoce di malattia, pubblicato da ricercatori italiani su «Plos One», consiste nel dosare due forme di alfa sinucleina (monomerica e aggregata in oligomeri) nella saliva. Il rapporto è abitualmente in equilibrio, ma nei pazienti con malattia di Parkinson è stato riscontrato un aumento della forma aggregata.

TERAPIA – Da un punto di vista terapeutico «notevoli avanzamenti sono stati compiuti nel campo delle neurotecnologie correlate alla stimolazione cerebrale profonda – dichiara Alberto Priori, direttore della clinica di neurologia III degli ospedali San Paolo e San Carlo e docente di neurologia all’Università Statale di Milano-. L’uso di elettrodi direzionali e di dispositivi che consentono di modellare il campo elettrico generato all’interno del cervello potranno essere utili nella gestione di casi complessi».

FARMACI – Sul versante della terapia farmacologica, ad aprile la «Food and Drug Administration» ha approvato l’uso di Pimavenserin per trattare i disturbi psicotici associati al Parkinson, senza influire negativamente sui sintomi motori della malattia. Serviranno comunque un paio d’anni, nel caso in cui anche l’Europa dovesse decidere di favorirne l’immissione sul mercato.

ALTRE CURE – Quanto alle terapie diverse un gruppo di studio del Centro Parkinson di Milano ha da poco pubblicato sul «Journal of Neurological Sciences» una ricerca che ha confermato come la mucuna pruriens, una pianta leguminosa disponibile nei Paesi più poveri del Sud del Mondo, contenga levodopa, il principio attivo oggi più utilizzato per il controllo dei sintomi della malattia di Parkinson. Il preparato, a basso costo, ha dimostrato «la stessa efficacia del farmaco – giura Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson degli Istituti Clinici di Perfezionamento -. La mucuna, saltata in padella, macinata e triturata, poi disciolta in acqua nelle dosi indicate, ha comportato una diminuzione dei tremori significativa».

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