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Pensioni, perequazione: la prescrizione arriva il 31 dicembre 2016. E’ ancora possibile fare diffida e ricorso

inps

Ci sono ancora pochi giorni utili per usufruire del diritto della rivalutazione futura della pensione e per esigere che vengano riconosciuti gli arretrati dovuti senza perdere alcun rateo come succederebbe dal 2017. Infatti, entro il 31 dicembre 2016, è necessario inviare la lettera di diffida alla sede INPS di Roma o alle sedi provinciali di rispettiva competenza  per interrompere ogni termine di prescrizione degli arretrati dei ratei pensionistici. L’invio della diffida è solo il primo passo. A questa deve fare seguito un ricorso  alla Corte dei Conti regionale (per i pensionati pubblici) o al Tribunale (per i pensionati privati) per non essere coinvolti in un eventuale nuovo provvedimento di legge che, a seguito di una nuova sentenza della Corte Costituzionale, potrebbe ridurre il numero degli aventi diritto all’applicazione della sentenza.

È attesa infatti per per dicembre la sentenza della Corte Costituzionale che stabilirà se sei milioni di pensionati italiani hanno diritto ai rimborsi tanto attesi. Parliamo di quella quota di assegno mensile che nel 2012/2013 e per effetto della cosiddetta norma Fornero non avevano ricevuto; indebitamente, secondo la Consulta, che con una sentenza – la n.70 del 30 aprile 2015 – bollò come incostituzionale quel provvedimento che aveva sospeso la rivalutazione di tutte le pensioni superiori a un po’ meno di 1.500 euro lordi al mese: per il 2012 e il 2013 e con una sorta di effetto-domino sugli anni successivi. La Corte Costituzionale tornerà ad esprimersi – alla luce anche dei ricorsi-pilota presentati in tutta Italia alle Corti dei Conti regionali per i pensionati del pubblico impiego e ai Tribunali della provincia di residenza per i lavoratori a riposo del settore privato.

In attesa del pronunciamento della Consulta, c’è qualcosa che i pensionati, che non hanno ancora agito, devono fare, come Firenzepost ha più volte ribadito: inviare una lettera di diffida all’Inps con cui mettere in cassaforte il diritto a richiedere il maltolto. C’è tempo, ripetiamo, fino al 31 dicembre 2016 per far scattare questa tutela.

La scadenza. Perché la lettera di diffida: al 31 dicembre 2016 saranno trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore della Riforma delle pensioni messa a punto dall’ex ministro Elsa Fornero. Dopo questa data, se il pensionato non farà alcuna mossa, passerà in cavalleria il diritto a richiedere le quote di assegno mensile corrose dal blocco delle perequazioni e non ancora riscosse, o riscosse solo in parte grazie al rimborsino del governo Renzi.

La sentenza attesa. La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi non sulla norma Fornero, che ha già giudicato incostituzionale, bensì sul decreto 65/2015, cioè il provvedimento con cui il governo Renzi ha deciso di riconoscere solo un rimborsino – parziale e in soluzione unica – e solo ad una parte della platea dei pensionati beffati: e cioè a chi nel 2012 percepiva una pensione tra poco più di 1.400 euro lordi mensili e poco meno di 2.900 euro lordi al mese. La sentenza, valutano i sindacati, è attesa per la metà di dicembre, o comunque entro la fine dell’anno.

Dunque procediamo compatti nella nostra azione contro il Governo. Che, se uscirà vincitore dalla consultazione referendaria, continuerà a vessare i pensionati.

 

 

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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