L’università di Firenze investe in Bielorussia
FIRENZE – Tempus è il nuovo progetto europeo sulla promozione della salute che attende – nel caso fosse approvato – l’Università degli Studi di Firenze che più di due anni fa ha stipulato con l’Università statale degli Studi Pedagogici “Maxim Tank” della Bielorussia – la quale ha confermato il proprio interesse per l’esperienza italiana nel trattamento psicologico di alcune problematiche sociali collegate alle dipendenze e alla violenza sulle donne – un accordo di collaborazione culturale e scientifica. Collaborazione che lo scorso anno è stata ampliata pure all’Università Statale Medic di Gomel. E proprio due giorni fa Firenze ha avuto modo di ospitare una delegazione dei due Atenei. Durante la visita è stato fatto il punto sulle attività di ricerca già avviate riguardo alla prevenzione di patologie quali l’alcolismo, la tossicodipendenza, l’Aids.
Si tratta senza dubbio di un processo di internazionalizzazione importante – anche nel campo della Formazione – capace di portare l’istituto fiorentino oltre i confini attraverso l’attivazione di una serie di sinergie indispensabili, soprattutto quando si parla di ricerca scientifica. “Il rapporto che abbiamo instaurato – spiega il professor Nicola Comodo, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ateneo fiorentino e artefice della collaborazione – si avvale non solo del dipartimento per il quale lavoro ma anche di quello di Psicologia con la professoressa Patrizia Meringolo. Ad accomunarci è l’interesse per temi di natura sociale: l’alcolismo e la tubercolosi sono alcuni esempi”.
Ma in cosa consiste l’accordo stipulato? “Si tratta di scambi di visite tra docenti e studenti – prosegue Comodo – con lo scopo di favorire lo svolgimento di seminari, cicli di lezioni, convegni e ricerche comuni“. Quali invece gli obiettivi prefissati? “Imparare a vicenda focalizzando l’attenzione su determinati aspetti e settori. Ad esempio, le università bielorusse hanno parecchi problemi nel settore della comunicazione tra medico e paziente; si tratta di un aspetto per loro debole che ricade automaticamente sulla percezione e realizzazione della terapia. Non solo – sottolinea Comodo – un’altra difficoltà che le due università hanno riscontrato è l’organizzazione sul territorio. Mentre noi, in Italia, ci avvaliamo di strutture diverse, ambulatori o case della salute, nel loro Paese esiste solo la struttura ospedaliera”. A chi si sta chiedendo come sia iniziato questo rapporto con la realtà bielorussa, Comodo svela che anni fa fu contattato dall’allora preside della facoltà di Psicologia, Saulo Sirigatti, che iniziò ad invitare il professore ad una serie di convegni. “Da lì è iniziata questa magnifica esperienza che nei prossimi mesi, tra le altre cose, mi porterà a sostenere alcune lezioni per le università bielorusse – conclude Comodo – nella speranza di contribuire a portare qualcosa di nuovo”.