Aeroporto di Firenze, non solo poltrone
A proposito di aeroporto… in questi giorni si è molto scritto della futura presidenza, ma niente è stato detto, neanche da chi ha rilasciato dichiarazioni a mezzo stampa, sugli obiettivi che dovrà avere il nuovo management.
Tutti d’accordo su una nuova pista di circa 2000 metri convergente al tracciato autostradale? Tutti d’accordo per costituire una holding di controllo per gli aeroporti di Pisa e di Firenze?
Forse su questi enunciati di principio sì, o almeno lo sono gli azionisti più importanti (il fondo F2i per numero di azioni, la Regione per rilevanza amministrativa), ma non spiegare i tempi e i modi per raggiungere questi obiettivi sono omissioni poco scusabili, non rendere noto quali siano gli obiettivi concreti da affidare al nuovo management, qualunque sarà, è sicuramente sbagliato.
Che la variabile tempo sia particolarmente importante è talmente evidente che sembrerebbe non servire aggiungere molto, invece non è così. Per esempio se si scegliesse di costituire prima la holding e poi “occuparsi” della pista si rischierebbe di renderne poco probabile la costruzione; perché una volta costituita la holding sarebbe facile per quella parte, che per semplicità potremmo definire “filo pisana” (la parte politica e manageriale che ha costruito le proprie fortune sull’antagonismo con Firenze) e che fino ad oggi ha fatto tifo contrario allo sviluppo di Firenze, domani potrebbe da dentro frenare, rallentare e probabilmente bloccare la nuova pista; esagerando in modo pretestuoso ovvi e concreti problemi che la realizzazione di una infrastruttura porta sempre con sé.
L’altro elemento fondamentale, una volta definiti i tempi, sono i modi; sarebbe necessario che gli azionisti si esprimessero su quale governance della holding stanno puntando; per esempio condividere ed esplicitare una regola di buon governo societario che vale quando si mettono insieme due società, sostanzialmente paritetiche: “gli amministratori della nuova società (la holding) dovranno essere diversi dagli amministratori delle due società preesistenti (quella fiorentina e quella pisana)”; quantomeno per due ovvi motivi, il primo che il nuovo soggetto avrebbe una dimensione tale da poter attrarre un management di levatura e esperienza internazionale, il secondo, meno serio, ma più rilevante per evitare che campanilismi, veri o presunti, possano inquinare le scelte e la vita del nuovo sistema aeroportuale. Purtroppo fino ad adesso niente di tutto ciò è successo.
In queste ore si sta consumando uno scontro muscolare fra i vari attori che non ha molto a che fare con le prospettive, i problemi e le opportunità che stanno intorno allo sviluppo dello scalo fiorentino e del sistema aeroportuale toscano.
Le vicende particolari dei singoli (Bettini e Carrai, tanto per fare due nomi), come le scaramucce fra la Camera di Commercio di Firenze, il Comune di Firenze e l’Ente Cassa di Risparmio, stanno prendendo decisamente il sopravvento, con una rincorsa di voci e smentite che troppo assomigliano ai modi e ai comportamenti di stagioni passate, criticati da tutti, ma ancora molto praticati.
Come sempre se chi decide perde di vista gli obiettivi di lungo periodo e di interesse comune, finisce col concentrarsi solo sulle sorti dei singoli e sulle vicende particolari. Se non c’è strategia si affoga nella tattica. Se non verrà esplicitato il mandato dei nuovi vertici del Vespucci la questione delle nomine di queste ore, diventerà solamente uno dei tanti scontri fra Galgani, Renzi, Bettini, Rossi ecc.
Oltretutto la questione delle nomine sarebbe semplicissima perché il presidente spetta ai soci pubblici; la Camera di Commercio di Firenze è in assoluto il socio pubblico con più azioni e c’è un accordo che sia una nomina gradita a via Valfonda. Il Comune di Firenze con il suo pugnetto di azioni dovrebbe limitarsi a controllare che non vengano fatte cose poco decorose, ma non pretendere altro.
Il rischio concreto è che anche in questa occasione l’aeroporto sarà campo di battaglia di “eserciti stranieri”. Galgani per non perdere anche questa partita rintuzza l’interventismo di Renzi schierando Bettini, che è il suo “azionista più pesante”, Renzi da parte sua replica con il jolly Carrai, con la convinzione di poter così costringere l’Ente Cassa a supportarlo e allo stesso tempo di allontanare il fedele Carrai dalle acque tumultuose della Firenze Parcheggi.
Tanto rumore per nulla, se pensiamo all’interesse generale, per poco o forse meglio dire per pochi se pensiamo alle poltrone.