Cedolare secca sugli affitti, ecco quando conviene

La tassazione della cedolare secca sugli affitti – che aveva debuttato nel 2011 ed inserita per la prima volta nella dichiarazione dei redditi presentata nel 2012 – va ora nuovamente riproposta, per chi abbia optato per questo regime, nella dichiarazione che stiamo per presentare per i redditi percepiti nel 2012.
Ma qual è la convenienza nello scegliere la cedolare secca? Esaminiamone le caratteristiche.
L’imposta pagata sui canoni di locazione sostituisce l’Irpef, le relative addizionali, l’imposta di registro e l’imposta di bollo.
L’aliquota da applicare è pari al 21% per i contratti di locazione a canone libero o al 19% per i contratti a canone concordato (ossia quelli stipulati ai sensi dell’art. 2 c.3 della L. 431/98) sul 100% del canone percepito. Ciò dà origine ad un importo che è sicuramente da preferire a quello scaturito dalla tassazione ordinaria, anche tenuto conto del fatto che l’aliquota Irpef va applicata sul canone di locazione abbattuto del 15%. La convenienza, poi, diviene ancora più evidente se si parla di canoni di locazione medio alti o se il locatore possiede altri redditi ai quali, a tassazione ordinaria, il canone si dovrebbe sommare.
L’opzione viene espressa in sede di registrazione del contratto con la semplice presentazione di un modulo (il mod. 69) presso gli Uffici delle Entrate; lo stesso modulo verrà usato anche per la revoca. L’opzione viene espressa in dichiarazione solo per gli affitti per i quali non sussiste l’obbligo di registrazione, come i contratti di durata inferiore a 30 giorni. Unica limitazione: è possibile optare per la cedolare secca solo per contratti di locazione relativi ad immobili adibiti ad uso abitativo e relative pertinenze. Quindi gli affitti di immobili adibiti ad uso commerciale ne sono esclusi.
La convenienza per i conduttori, ossia coloro ai quali è stato affittato l’immobile, consiste nel fatto che i locatori, nell’optare per il regime della cedolare secca, non possono più adeguare il canone di locazione secondo la rivalutazione Istat per tutto il periodo in cui perdura l’opzione.
