Enrico Letta: dalle rive dell’Arno a Palazzo Chigi
Giorgio Napolitano ha mantenuto la promessa: in poche ore ha affidato l’incarico di formare il nuovo governo a Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico, gradito all’ampio schieramento di forze che va dal Pd al Pdl a Scelta civica. Napolitano ha spiegato che: “pur essendo giovane, Enrico Letta ha già accumulato importanti esperienze in Parlamento e nell’attività di Governo”.
In caso di successo l’esponente del Pd diventerebbe infatti il più giovane presidente del consiglio dopo il democristiano Giovanni Goria (arrivò a Palazzo Chigi nel 1987 a 43 anni mentre Letta ne compie 47 ad agosto). “Si è aperta la strada alla formazione del governo di cui ha urgente bisogno il Paese – ha detto ancora il capo dello Stato – Questa è la sola prospettiva possibile: una larga convergenza tra le forze politiche che possono assicurare la maggioranza. Non ci sono alternative al successo”
Letta, accettando l’incarico con riserva come è consuetudine, durante il suo primo discorso da premier incaricato ha più volte ripetuto parole quali umiltà e senso di responsabilità per indicare lo spirito con il quale affronterà la situazione. Si tratta di un peso così grande, ha affermato, che «se posso permettermi, lo sento più forte e pesante della mia capacità di reggerlo». Ma il Paese ha bisogno di risposte, soprattutto quella parte del Paese che non ce la fa più. Il pensiero del presidente incaricato si è rivolto in particolare ai giovani e a tutti coloro che da tempo si trovano alle prese con un’emergenza ormai diventata insopportabile.
Vedremo se questa volta i partiti sosterranno lealmente il governo, dopo essere stati messi nell’angolo dalle parole inequivoche e dai giudizi sferzanti che il Presidente Napolitano ha rivolto all’assemblea parlamentare.
Ho conosciuto bene Enrico Letta già nel 1998 quando, giovanissimo ministro, si preoccupò, su mia richiesta (allora ero prefetto di Pavia), della difficile situazione di una storica azienda pavese, la Necchi, che rischiava di fallire gettando sul lastrico 500 operai e le loro famiglie. L’intervento congiunto di istituzioni locali e ministro risolse la situazione.
Stesse vicende nella provincia di Pisa, per la Piaggio, e nella provincia di Padova, per altre medie aziende della zona, quando Enrico Letta era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ho il ricordo di una persona competente, sensibile ai problemi della società, e in particolare a quelli del lavoro, vicina alle istituzioni statali e locali, che ha cercato di aiutare in ogni modo nella loro battaglia a favore dell’occupazione. Per questo Enrico Letta costituisce una garanzia per migliorare le politiche del lavoro e per incentivare le opportunità occupazionali per i giovani.
Non ho la presunzione di dare consigli o suggerimenti per la formazione del nuovo governo; altri hanno sicuramente più titolo e più esperienza di me. Un’osservazione sola mi permetto di formulare: in alcuni ministeri chiave è necessaria la presenza di ministri politici. I pur valenti ministri tecnici che hanno gestito Interno, Difesa ed Esteri sono apparsi condizionati dalla loro precedente esperienza di alti funzionari ministeriali, legati a gruppi e a cordate esistenti nei ministeri loro affidati. Almeno per l’interno questa situazione ha prodotto l’acuirsi di contrasti e lotte intestine che hanno portato allo scoppio di scandali molto dannosi per il prestigio delle istituzioni.
Buon lavoro Enrico; insieme al Presidente Napolitano dovrete affrontare un compito arduo e non facile, ma sono sicuro che, per il bene dell’Italia, condurrete il paese fuori dalle secche nelle quali siamo incagliati a causa di un distorto modo di far politica.