
A 94 anni muore Giulio Andreotti. Il ricordo di Nencini

FIRENZE – E’ morto questa mattina a Roma all’età di 94 anni Giulio Andreotti (era nato il 14 gennaio 1919 sempre a Roma). Andreotti era senatore a vita e nella sua vita è stato politico, scrittore e giornalista. Fra i principali esponenti della Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo, era stato il 16º, 19º e 28º Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana.
È sempre stato presente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all’Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. È stato Presidente della Casa di Dante in Roma.
I funerali si svolgeranno domani pomeriggio a Roma, anche se ancora una comunicazione ufficiale su ora e luogo non è stata diramata.
Dalla Toscana il primo uomo politico ad esprimere il cordoglio è stato il parlamentare Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi. “Esprimo il cordoglio mio personale e dei socialisti italiani per la scomparsa di Giulio Andreotti, un uomo che, nel bene e nel male, da statista quale fu, ha rappresentato per quasi tutta la meta’ del secolo scorso il volto del potere nella nostra Italia“, ha detto Nencini, tratteggiandone un breve profilo. “Fu soprattutto uomo di governo, sin dalla giovinezza trascorsa all’ombra di Alcide De Gasperi – ha sottolineato Nencini – e seppe interpretare come nessuno gli incarichi istituzionali e apicali che ricopri’ lungo una carriera politica segnata dalla capacita’ di adattarsi,con singolare pragmatismo, ai mutamenti culturali del nostro Paese. Pur non avendo mai ricoperto incarichi di vertice fu colui che orientò e condizionò le scelte operate dalla Dc per oltre quarant’anni, sempre attore protagonista delle vicende che ne segnarono le scelte strategiche e che lo portarono ad avere con il Psi un rapporto complesso e articolato. Fu un uomo politico certamente non immune da critiche e censure ma qualsiasi opinione ciascuno si sia formato su una personalità così fortemente legata alla storia d’Italia, non possono essere discusse la sua vocazione riformatrice e l’opera che ha svolto al servizio della Paese. Oggi, nel giorno della sua scomparsa – conclude Nencini – non e’ banale sottolineare che il giudizio sul suo profilo politico e umano non puo’ che essere consegnato alla storia”.