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Filippo Abramo, presidente nazionale Aidp

Abramo: «Il futuro delle aziende? Della Valle insegna… Offrire servizi sociali ai dipendenti»

Filippo Abramo, presidente nazionale Aidp
Filippo Abramo, presidente nazionale Aidp

FIRENZE – Filippo Abramo, presidente nazionale Aidp. Domani 17 e sabato 18 maggio al teatro della Pergola di Firenze i direttori del personale di tutta Italia discuteranno del futuro del settore. Che cosa vi aspettate dalla due giorni?

Noi partiamo dalla crisi in atto. E’ questo il contesto in cui ci troviamo e bisogna tenerne conto, anche perché sta avendo non solo effetti economici e finanziari, ma anche sociali. Non sono solo effetti legati a licenziamenti e aziende che chiudono, ma anche coloro che non sono toccati da ridimensionamenti aziendali si trovano di fronte a una situazione negativa. Intendo dire che all’interno delle aziende c’è comunque una crisi latente perché le persone hanno perso sicurezza e senso del lavoro. Una volta chi lavorava per una grande impresa sapeva di poter essere tranquillo fino alla pensione, questo dava sicurezza personale e familiare. Adesso questa garanzia non c’è più, c’è maggiore insicurezza, sfiducia e demotivazione, tutte componenti terribili, perché limitano le capacità e il merito.

E voi siete nel mezzo…

Sì, tra le persone che non per colpa loro si trovano in un momento così delicato e le imprese, costrette a competere sempre più in un contesto mondiale. Da una parte le aziende devono essere sempre più competitive, dall’altra i lavoratori in una difficile situazione… nel mezzo ci sono i professionisti delle risorse umane che devono combinare queste esigenze contrastanti. Le aziende avrebbero bisogno flessibilità e personale motivato e invece si trovano davanti persone impaurite, in crisi di motivazione.

Come se ne esce? 

Il direttore del personale in una situazione del genere è un po’ un equilibrista. Da una parte deve fare gli interessi dell’impresa per cui lavora, ma proprio per questo non può trascurare il fatto che ha a che fare con uomini e donne, non con macchine. E per questo deve essere persona un po’ strabica, capace di guardare all’interno ma anche all’esterno dell’azienda. Deve avere occhi aperti su quello che succede fuori. Un tempo non era importante conoscere cosa c’era fuori dal cancello dell’azienda, oggi è fondamentale. L’azienda deve essere permeabile al mondo esterno e il direttore del personale è colui che deve svolgere questo compito di ponte e di filtro. In passato questa figura aveva da una parte i vertici dell’azienda, dall’altra i sindacati… oggi ci sono anche gli enti pubblici, gli azionisti, gli enti che si occupano di sicurezza sociale, etc. Tutto è più complesso. Dunque, tornando alla domanda, se ne esce combinando queste opposte esigenze.

Una missione impossibile?

Niente affatto. Ci sono esempi noti, come Tod’s e tante altre aziende, che stanno seguendo questa teoria. Cioè, le aziende, oltre a occuparsi di competitività e produttività, si occupano anche di servizi sociali, asili nido e una serie di servizi che lo Stato purtroppo non è più in grado di offrire.

E’ un ritorno al passato, quando le grandi imprese avevano anche una funzione sociale per le famiglie dei lavoratori?

Sì, è proprio così. E’ un ritorno al passato, perché quando lo Stato, fino agli anni 50, non garantiva certi servizi ai cittadini in alcune grandi aziende, penso alla Olivetti, venivano dati servizi per i lavoratori e le famiglie. Le aziende tessili lombarde si occupavano di servizi non previsti dalle leggi addirittura dall’inizio del ‘900. Oggi stiamo tornando a una centralità delle relazioni umane dopo che negli ultimi 20 anni eravamo tutti legati ai numeri, al business, alla finanza. Adesso, ci stiamo rendendo conto che solo col business visto in modo egoistico abbiamo combinato solo un bel po’ di guai…

Nella situazione di oggi è possibile trovare un buon numero di imprenditori illuminati aperti a questa ricetta?

Diciamo che per ora sono una minoranza, ma l’esempio di Della Valle non è certo isolato. L’azienda italiana Luxottica, ad esempio, ha tre quarti dei dipendenti all’estero e tutti beneficiano di certi servizi. Questo significa che il dipendente è tutelato ovunque perché la politica all’interno dell’azienda non può che essere unica. Così è anche più facile per i lavoratori spostarsi o essere flessibili. E le aziende che hanno questo approccio stanno andando davvero bene anche sul piano del business.

Ma a questo punto la domanda è: queste aziende stanno andando bene perché hanno un approccio positivo con i dipendenti, oppure si possono permettere un trattamento migliore per i dipendenti perché vanno bene?  

E’ difficile dirlo con certezza, ma le indagini che facciamo periodicamente confermano che queste aziende vanno bene perché trattano i propri dipendenti come persone e non come macchine. Chi tratta i dipendenti come macchine potrà anche guadagnare bene nel breve periodo, ma alla lunga non potrà sopravvivere.

La sede della Tod's di Diego Della Valle
La sede della Tod’s di Diego Della Valle

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