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La maglietta Io sono il Maggio in 'versione bimbo'

Maggio, protesta-performance. Ma è allarme rosso

La maglietta Io sono il Maggio in 'versione bimbo'
La maglietta Io sono il Maggio in ‘versione bimbo’

FIRENZE – Dentro, nel vecchio Teatro Comunale, andrà in scena Il Farnace di Antonio Vivaldi; fuori, a partire dalle 19.30, Corso Italia sarà invece il palcoscenico per la nuova manifestazione con presidio e performance in cui i ballerini di MaggioDanza protesteranno contro il taglio integrale della loro compagnia previsto dal piano del commissario straordinario Francesco Bianchi assieme all’amputazione di laboratorio di scenografia, biglietteria e portinerie. Questo accade stasera.

E poi? Poi si aspetta sabato. E’ per allora che Bianchi ha convocato attorno a un tavolo tutte le sigle di rappresentanza sindacale del Maggio per esaminare le proposte avanzate nei giorni scorsi da Cgil, Cisl e Uil da un lato e da Fials dall’altro. Intanto però il margine d’azione per scongiurare i licenziamenti pare assottigliarsi. Il bilancio preconsuntivo 2012, infatti, recherebbe un passivo non di un milione e mezzo di euro come nell’ipotesi dell’ex soprintendente Francesca Colombo, nemmeno di tre milioni come documentato, bensì – stando a indiscrezioni sindacali – di 9 milioni addirittura: il tetto massimo, con un avvicinamento sostanziale al baratro della liquidazione.

A far lievitare così vistosamente il deficit sarebbero gli accantonamenti da prevedere per i contenziosi pendenti sul Maggio e oggi ancora in corso. La causa dalla gestione più onerosa sarebbe quella con Manifattura Tabacchi, pronta ad assorbire da sola una cifra che sfiora i 3 milioni. Poi ci sono gli altri procedimenti, tra cui quelli dei lavoratori attualmente in causa per la stabilizzazione che complessivamente assorbiranno giuppersù una somma simile. Nove milioni, dunque. Contro questo abisso contabile si staglia la nuova asta – apertura buste il 30 luglio – per vendere il vecchio teatro, quello in Corso Italia che ha segnato la storia anche architettonica del teatro italiano e all’italiana; un gioiello che adesso viene venduto con base d’asta a 26 milioni dopo che i precedenti tentativi di alienazione – tra aste andate deserte e trattative private naufragate – erano partiti da 44 milioni di euro.

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