Renzi: «Il Tar non può sindacare le scelte del sindaco»

FIRENZE – Rispetta il Tribunale amministrativo regionale ma gli pone anche dei paletti. E così Matteo Renzi dice la sua sul Tar: «Rivendico il diritto di un sindaco e non del Tar se concedere o meno una piazza; con il Tar non avremmo avuto l’esperienza amministrativa di La Pira» ha sottolineato il sindaco di Firenze alla presentazione del libro «Facciamo giustizia» del vicepresidente del Csm Michele Vietti.
«Se il Tar arriva a sindacare sulle scelte di una amministrazione, siamo al di là di un modello amministrativo chiaro ed efficiente» ha aggiunto Renzi, che poi, per quanto riguarda la Corte dei Conti ha osservato che questa ha un compito fondamentale ma è anche «fondamentale che le amministrazioni, i partiti e i sindacati si abituino alla trasparenza di bilancio».
Renzi ha anche spiegato che «la politica non può mettere bocca sulla giustizia. Sono dalla parte di quelli che pensano che la politica sia la prosecuzione della giustizia con altri mezzi».
Apprezza le intercettazioni ma servono anche regole da seguire: «Condivido l’idea che le intercettazioni siano insostituibili. Dopo di che, non è possibile che i giornali pubblichino tutto. Servirebbe una regolamentazione sacrosanta» ha spiegato Renzi.
Sempre sul capitolo giustizia il sindaco dice no, un no secco, alla detenzione preventiva: «Faccio fatica ad accettare l’utilizzo della carcerazione preventiva. E’ anche vero che in altri Paesi c’è la certezza della pena. E’ interessante che il Paese discuta di carceri».
Renzi si vergogna della sentenza Zimmerman negli Stati Uniti. «Da amico dell’America, mi vergogno della sentenza Zimmerman, dove un energumeno può sparare e uccidere un 17enne di colore colpevole di tornare a casa con le cuffie in testa e un cappuccio. A quelli che ci fanno la morale da altri Paesi pensando anche a quello che ci sarà a Firenze dal 30 settembre prossimo (processo d’appello per Meredith Kercher) dico che il nostro modello di processo ha molti limiti e difetti, ma non accetto di prendere lezioni da Paesi dove c’è l’esaltazione del ruolo dell’avvocato che ha difeso uno percepito come evidentemente colpevole dall’opinione pubblica».
