In Toscana c’è soltanto 1 lavoratore in “nero” su 20
FIRENZE – Sono quasi 3 milioni i lavoratori in nero presenti in Italia. Con le loro prestazioni questi lavoratori “producono” 102,5 miliardi di Pil irregolare all’anno (pari al 6,5% del Pil nazionale), “sottraendo” alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito. E questa è la brutta notizia che scaturisce dai dati forniti dalla Cgia di Mestre.
In Toscana, però, le cose vanno un po’ meglio. Esaminando la classifica regione per regione, si scopre infatti che solo Veneto, Emilia Romagna e Lombardia (la zona più virtuosa in cui sono tutti regolari tranne il 3.4% degli occupati) hanno minori lavoratori in nero in percentuale rispetto alla nostra regione.
Dove, stando a questa stima, l’economia sommersa è data da 151.900 lavoratori che sono occupati senza un regolare contratto. Si tratta esattamente del 5% della nostra forza lavoro. Non pochissimo, ma nulla in confronto alle grandi regioni del Sud che sono in testa a questa scomoda graduatoria.
Capeggiata dalla Calabria (18,6%) davanti alla Calabria e al Molise. Dopo tutte le zone del Sud, isole comprese, troviamo la prima regione del centro in cui si lavora a nero: si tratta della vicina Umbria, dove gli occupati senza un regolare contratto sono 43.000 pari al 6.9% della reale forza lavoro.
«Con la crisi economica – esordisce il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi -l’economia sommersa ha subito una forte impennata. In questi ultimi anni chi ha perso il lavoro non ha avuto alternative: per mandare avanti la famiglia ha dovuto ricorrere a piccoli lavoretti per portare a casa qualcosa».
Con la presenza del sommerso – conclude Bortolussi sforzandosi di dare alla vicenzda anche un connotato positivo, – la profonda crisi che sta colpendo il Paese ha effetti economici e sociali meno pesanti di quanto non dicano le statistiche ufficiali ma è chiaro che nessuno di noi vuole elogiare il fenomeno anche se, di fatto, è diventato un vero e proprio ammortizzatore sociale».
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