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Maccheroni fiorentini

A: Piazza San Benedetto, anticamente Piazza de' Maccheroni
A: Piazza San Benedetto, anticamente Piazza de’ Maccheroni, nei pressi di Piazza del Duomo a Firenze

Leggendo un qualsiasi vocabolario, con il termine «maccheroni» si indica normalmente un generico tipo di pastasciutta corta di forma tubolare, internamente vuota perché s’impregni meglio nel sugo con cui viene condita. Nel caso nostro niente a che vedere con la pastasciutta, e neppure con la nota pubblicazione «La Scienza in Cucina e l’Arte di mangiar bene» di Pellegrino Artusi.

A Firenze i Maccheroni erano un’antica e nobile famiglia che aveva ben due strade e una piazza intitolate al suo nome, le cui case giungevano anche nella vicina, odierna Piazza di San Benedetto, connotata da una piccola chiesa prospiciente, dedicata al padre del monachesimo occidentale, ricordata almeno dal Xi secolo e rimasta parrocchiale fino al 1771. La chiesa, oggi aperta solo in rare occasioni, venne costruita nell’anno Mille quando il luogo detto Piscinale, si trovava addirittura fuori delle mura cittadine. Fu appellata anche San Benedetto dalle Pallottole perché posta in corrispondenza di un’altra piccola piazzetta poi così denominata nel XIII secolo quando vennero realizzati dei pallai, dove si praticava il gioco delle pallottole, ossia quello delle bocce di oggi. Tale ludico passatempo era molto praticato e spesso provocava anche violente liti fra i giocatori; un esplicito esempio si rileva dal Diario del Pastoso che, in data 15 giugno 1683, annota:

«… in quella viaccia, che è fra i due Orti cioè uno del Canneto delle Monache della Crocetta, e quello delle Monache degli Angiolini, fra la cantonata di Via del Mandorlo e quella della Via della Crocetta (l’odierna Via della Colonna), fù ferito con un corno il Tronci dal Limonaio Poeta della qual ferita il 29 di detto in Santa Maria Nuova rese l’anima a Dio. La causa per la quale detto Tronci perse così disgraziatamente la sua vita, fù, che essendo costoro a giocare alle pallottole fuor della Porta a Pinti, cominciorno a litigare insieme, di modo che si attaccorno alle pugna, e furno spartiti, ma essendo entrati in Firenze uno poco lontano dall’altro tuttavia litigando, quando furono in detto luogo di nuovo si attaccorno alle pugna et essendo caduti in terra, il Limonaio venutoli alle mani un corno, che quivi non ne mancano per esserci lo scaricatoio del Beccaio degl’Innocenti, con esso ferì e ruppe una ganascia al Tronci, che teneva sotto, della qual ferita com’è detto si morì».

Piazza San Benedetto
Piazza San Benedetto

Ritornando a parlare dei Maccheroni, nonostante la presenza nel tessuto urbano di due strade e della piazza a loro intitolate, le notizie sulla famiglia sono assai scarse. Si deve precisare che l’attuale piazza, anzi per meglio dire lo slargo, è in realtà un modestissimo spazio. Demetrio Gucciarelli, nel suo Stradario storico biografico della Città di Firenze, così ci spiega:

«La topografia di questa parte della città di primo cerchio ha subito, nel corso dei secoli, una radicale trasformazione. Per effetto della costruzione della Cattedrale e delle vicine case dei canonici, interi ceppi di case furono abbattuti e con quelli scomparvero stradelle e piazzole. (…). Fu appunto in quella occasione che il nome di ‘Piazza dei Maccheroni’ venne trasportato al piccolo spazio che si trova nella Via dello Studio. In antico, però, era apposto all’attuale Piazza San Benedetto perché appunto in quella piazza esistevano le case dell’antica famiglia Maccheroni».

In Via dei Maccheroni, quasi all’angolo con Via del Proconsolo, si trova una grande edicola quadrangolare in pietra, che custodisce un affresco raffigurante la Madonna in trono col piccolo Gesù seduto in grembo, fra i santi Giovanni Battista e Zanobi. Di questo affresco ne parla diffusamente Ennio Guarnieri nella sua opera I tabernacoli di Firenze, con queste parole:

«È l’elemento architettonico caratterizzante di questa cortissima strada (Via dei Maccheroni) la quale prende il nome dalla famiglia che aveva la case sulla Piazza San Benedetto, ma è improbabile che esista un rapporto fra la commissione del tabernacolo e la famiglia dei Maccheroni: l’assenza della figura del committente e i due Santi protettori di Firenze, San Giovanni Battista a destra e San Zanobi a sinistra con il pallio e la mitria vescovile, fanno supporre piuttosto che il tabernacolo sia stato fatto costruire dall’Opera di Santa Maria del Fiore a cui apparteneva gran parte delle case intorno al Duomo».

Tratto dal libro di Luciano e Ricciardo Artusi «A occhio e croce» – Passo dopo passo curiosando in piazza del Duomo – Firenze Leonardo Edizioni 2013. Per gentile concessione dell’Editore


Luciano Artusi


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