Mostre: da Donatello a Lippi, 60 capolavori a Prato


PRATO – Sessanta capolavori raccontano in una mostra gli splendori del ‘400 a Prato, che, tra il 1430 e il 1460, fu fucina della Rinascenza italiana. Opere di Paolo Uccello, Donatello, Filippo e Filippino Lippi, Fra Diamante, saranno riunite dal 13 settembre al Palazzo Pretorio del capoluogo laniero, che dopo un lungo restauro riapre con questo evento espositivo quale sede museale.
Intitolata «Da Donatello a Lippi, l’Officina pratese», l’importante rassegna è stata curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, che sono riusciti a riportare a Prato dopo secoli opere straordinarie ormai disseminate nelle collezioni di mezzo mondo. Un’attenta selezione a coronamento di anni di lavoro e dei lunghi restauri compiuti nel Duomo cittadino, dove sono custoditi gli affreschi di Filippo Lippi e il pulpito realizzato dal genio di Donatello per l’ostensione della Sacra Cintola. Proprio intorno a questo oggetto di devozione, giunto a Prato nel 1141 come dono di nozze, prende vita intorno al 1430 la fucina pratese, che raccoglie i più famosi artisti del tempo chiamati a decorare il luogo dove si conservava la preziosa reliquia. Donatello, Michelozzo, Maso di Bartolomeo, Paolo Uccello e Filippo Lippi trasformano la città in un laboratorio artistico.
A Prato meravigliose Madonne, raffigurazioni di santi, pale d’altare ricomposte dopo secoli grazie a prestiti eccezionali di musei internazionali, per un totale di oltre 60 opere allestite in sette sezioni. Il percorso espositivo prende il via da un tabernacolo in terracotta, attribuito al giovane Donatello, qui affiancato a una Madonna col Bambino proveniente da Lucca e con la Creazione di Eva del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. La seconda sezione è invece una sorta di mostra monografica dedicata al periodo giovanile di Paolo Uccello, all’epoca impegnato con gli affreschi della cappella dell’Assunta in Duomo. Tra le opere esposte, di grande interesse le tavole provenienti da Oxford, Melbourne, Karlsruhe e Allentown, in cui convivono sia la persistenza di preziosismi di gusto tardogotico, sia una nuova e più realistica capacità narrativa, nonché costruzioni spaziali fino ad allora mai sperimentate. Agli affreschi di Paolo Uccello è collegata la pala che domina la terza sezione, proveniente anch’essa dalla cappella dell’Assunta e ora conservata a Dublino, ricongiunta in questa sede alla sua predella.
Cuore della mostra è la quarta sezione dedicata a Fra Filippo Lippi, che presenta un gruppo di piccole tavole, a contorno di quella conservata a Palazzo degli Alberti e a un’aggraziata Madonna col Bambino di Luca della Robbia. Non mancano alcuni eccezionali capolavori della maturità, come la Natività di Annalena e il Tondo Bartolini, e le più belle opere pratesi, quali la Madonna del Ceppo, le Esequie di San Girolamo e la Natività proveniente da San Domenico.
La quinta e sesta sezione rendono omaggio ai due principali allievi e collaboratori di Filippo Lippi: il Maestro della Natività di Castello, da identificare forse con Piero di Lorenzo di Pratese, e Fra Diamante. E a Filippino, figlio di Filippo e della monaca Lucrezia Buti, una relazione che destò scandalo e riprovazione, è dedicata l’ultima sezione, dove è allestito il magnifico Crocifisso sagomato di Sandro Botticelli, allievo del Lippi e a sua volta maestro del giovane che aveva ereditato il genio paterno.