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Matteo Renzi ad Omnibus su La7 ne ha per tutti

Governo, Renzi: «Non ho fretta di farlo cadere ma basta alibi»

Matteo Renzi ad Omnibus su La7 ne ha per tutti
Matteo Renzi ad Omnibus su La7 ne ha per tutti

FIRENZE – «Il governo non ha nulla da temere dal Pd: non siamo noi a fare ‘o fa  così o te ne vai’. Quello lo fa Brunetta, non il Pd». Così Matteo Renzi ad  Omnibus su La7. Renzi ha assicurato: «Non ho nessuna fretta di far cadere il governo, ma ho  fretta di farlo lavorare. Il problema del governo Letta-Alfano è che è di larghe intese e ha senso se fa le cose, non se le rinvia. Io non vedo nessuna preoccupazione circa il rapporto tra il governo Letta e me». Ma ha anche ribadito confermando le parole dette  in assemblea sul rapporto deficit-Pil: «non dobbiamo diventare campioni mondiali di alibi». Quanto al suo rapporto con Letta, il sindaco di Firenze ha affermato: «un amico è quello che ti dice in faccia le cose, non quello che ti dice ‘tutto bene’ davanti e poi ti accoltella alle spalle».

«Il Governo delle larghe intese non è l’elenco delle bandierine che metti: questa storia dell’Imu è una bandierina -ha detto il sindaco di Firenze- Noi non paghiamo l’Imu ma l’anno prossimo paghiamo la service tax, non è che se le chiamiamo diversamente, se lo diciamo in inglese, smettono di essere tasse, la gente paga lo stesso, poi bravo Berlusconi a comunicare che la tassa la leva Alfano e la mette il sindaco». Renzi sottolinea di aver detto le stesse cose di Saccomanni.

Quindi l’attacco al Pd. «Un gruppo dirigente rancoroso ha tentato di buttare tutto in  caciara, ha usato una serie di complicate norme tecniche, perché il vero obiettivo è di non fare il congresso e le primarie perché sanno che poi si volta pagina» ha affermato Renzi che non ha nascosto la sua insofferenza per le conclusioni dell’assemblea congressuale del Pd. «Sto in un angolino a aspettare che decidano, ma io come loro  mai. L’assemblea del Pd ha fatto una brutta figura. Mentre il paese vive la situazione che vediamo, il Pd sabato ha perso un’occasione per parlare dei problemi del paese. Tutti i candidati hanno parlato dei problemi del paese ma qualcuno ha voluto bloccare tutto».

Ma avverte anche: «Non farò la foglia di fico -ha detto rispondendo a chi gli chiedeva se non teme di fare la stessa fine di Romano Prodi, messo a fare il premier dai partiti e da loro stessi fatto cadere due volte– O uno di noi, chiunque sia, viene chiamato a fare un progetto di cambiamento radicale, o non si va da nessuna parte. Il giochino di alcuni era: il Pd lo teniamo noi e tu fai il premier. A me non interessa fare il premier in sé, voglio cambiare l’Italia. E il Pd deve essere lo strumento per cambiare l’Italia. Se invece resta lo strumento per cambiare le regole del congresso mi cadono le braccia».

Berlusconi e il gruppo dirigente Pd condividono almeno una cosa: le critiche a Renzi. A sottolinearlo è lo stesso sindaco di Firenze: «Berlusconi, come il gruppo dirigente del Pd, pensa che ‘dietro le battute, niente’. La tesi che chi di noi propone un cambiamento radicale è un chiacchierone è suggestiva e unisce Berlusconi e il gruppo dirigente del Pd. Io chiedo di essere giudicato su quello che ho fatto a Firenze. Non sono mai andato in Parlamento, solo una volta in gita scolastica, non ci sto da vent’anni come altri. Posso quindi essere giudicato sulle cose che ho fatto da sindaco e non sulle chiacchiere».

Contro il vecchio gruppo dirigente del Pd, ma stima l’altro candidato Cuperlo. «Lo stimo, il confronto non è necessariamente scontro, lo ascolto volentieri. L’altro giorno ha detto cose interessanti ma su una non sono d’accordo: la crisi di questi anni non è solo colpa della destra. Se in vent’anni non sono riusciti a mandare a casa Berlusconi una domanda questi signori se la vogliono fare? E se in vent’anni la ripresa economica non c’è stata, non si può dire che la ripresa si incrocia, non è il 64 alla stazione. La ripresa si deve alimentare, non la si deve incrociare».

«Non c’è un carro del vincitore su cui saltare, perché innanzitutto non è detto chi vince e poi io non sono tipo da caricarmi la nomenclatura -spiega Renzi- Se condividiamo ciò che è accaduto, ossia il fatto che abbiamo perso le elezioni, e l’idea che c’è bisogno di una svolta, allora se su questo ci stanno persone con cui in passato non ho condiviso proprio tutto, è un fatto positivo». L’idea del Lingotto di Veltroni e quella della vocazione maggioritaria, aggiunge Renzi, «è suggestiva e affascinante: allora non bastò, ma prese 12 milioni di voti. Se noi avessimo preso 12 milioni di voti avremmo vinto le elezioni».

Il Pd deve mirare a recuperare uno ad uno tutti gli elettori di M5S, anziché cercare con esso un dialogo che viene rifiutato da Grillo e Casaleggio. Lo sostiene il sindaco: «Il dialogo si fa in due e su questo non si può dare la colpa a Bersani e Letta. Osservo che a Cernobbio, Letta ha parlato in streaming, mentre Casaleggio non ha voluto che ci fosse. Lo streaming lo vogliono solo per gli altri. La stragrande maggioranza li ha votati perché erano stufi dell’attuale classe politica. Gli elettori di M5S vanno recuperati uno ad uno, facendo le cose, come la legge elettorale, il superamento del bicameralismo o il taglio dei costi della politica».

La legge sull’omofobia approvata la scorsa settimana alla Camera «è una buona proposta, un passo avanti. Poi è sempre possibile fare di più». Renzi ha criticato quelle associazioni gay che hanno attaccato il relatore Ivan Scalfarotto: «La loro è la logica del rialzare sempre. Questa è l’ideologia ed arrivare ad accuse e minacce mette tristezza».

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Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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