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Integrazione, Unione europea e le tre Cecilie

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Campo rom

Mentre in Italia divampano le polemiche in tema di accoglienza e immigrazione, anche in Francia, repubblica presidenziale dove i governi sono storicamente stabili, la maggioranza variegata al governo ha opinioni diverse su alcuni temi fondamentali, e ogni tanto scoppiano liti fra ministri. Cécile Duflot, segretaria nazionale degli ecologisti e ministro della Giustizia Territoriale e dell’Alloggiamento nel Governo Ayrault, ha duramente contestato alcune affermazioni sui rom del ministro dell’interno, Manuel Valls, esponente del partito socialista. Il ministro dell’interno e per l’immigrazione (in Francia i due ministeri sono giustamente accorpati) aveva affermato che «il modo di vivere [dei Rom] è estremamente differente rispetto al nostro», frase questa aspramente criticata dalla collega. Manuel Valls ha spiegato: «Ho la responsabilità delle politiche migratorie: si tratta di un tema complesso e difficile. E ho soprattutto la responsabilità di garantire la sicurezza dei nostri cittadini e il dovere di ascoltare l’esasperazione, la collera e la sofferenza della nostra popolazione».

Anche in Italia sono scoppiate di recente polemiche per alcune velleitarie affermazioni del ministro Kyenge (che si chiama Cécile come la Duflot) a favore di rom. Sarebbe necessario un intervento regolamentare della grande assente l’Unione Europea che in questo campo elargisce soprattutto finanziamenti, così come per l’immigrazione e l’asilo. Quest’ultimo è un tema ancor più importante, divenuto improvvisamente attuale dopo la tragedia avvenuta al largo di Lampedusa, che ha colpito particolarmente l’opinione pubblica.

Finalmente però qualcosa sembra muoversi. Oggi, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, accompagnato dal vice-premier Angolino Alfano, visita Lampedusa, «in uno spirito di supporto e di solidarietà» dice una nota di Bruxelles. Verranno discusse «possibili ulteriori misure da prendere e azioni concrete da sviluppare a livello nazionale e europeo per far fronte alla spinosa questione dei rifugiati e alle difficoltà degli stati membri colpiti dal fenomeno». Il presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schultz, ha denunciato la «vergogna» dell’Europa che «ha lasciato sola l’Italia ad affrontare il flusso dei profughi dall’Africa». Bisognerebbe però modificare il regolamento di Dublino, che stabilisce che a gestire la domanda di asilo è il primo paese di entrata del migrante nello spazio Schengen allargato a tutti i paesi che hanno aderito alla convenzione.

Prima dell’estate, il Parlamento europeo aveva votato il cosiddetto pacchetto Dublino II con le nuove norme di asilo per i rifugiati, che non hanno mutato la regola citata. L’obbligo di svolgere anche le pratiche per il riconoscimento dello status non può essere caricato esclusivamente sugli Stati di primo approdo interessati anche dagli sbarchi di profughi in transito verso altre nazioni.

L’ U.E. e in particolare Catherine Ashton Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la sicurezza e Cecilia Malstrom (terza Cecilia, bizzarra reiterazione di un nome?) commissario U.E. agli affari interni, dovrebbero avanzare subito la proposta di convocare al più presto un Consiglio dei ministri straordinario anche sull’emergenza profughi. La prossima presidenza italiana del semestre europeo, cui il presidente Letta ha già conferito un significato di rilancio dell’unione politica, deve vedere questo tema tra le priorità. Sarà difficile mettere d’accordo i principali Stati interessati, nei quali le politiche migratorie sono considerate alla luce delle preoccupazioni interne, che inducono i governi alla cautela nell’aprire le frontiere a nuova immigrazione. Non è certo una situazione semplice, ma l’Europa  deve darsi una smossa per programmare una vera politica di sorveglianza, d’accoglienza e d’integrazione distribuita fra tutti i paesi europei. Dopo tante parole dimostrateci che la costosissima macchina politica e burocratica comunitaria serve anche a coprire questo tipo di emergenze umane e sociali e non soltanto a tentare di garantire  (a fatica) l’equilibrio economico e finanziario.

 


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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