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manifestazione bombe del 43

«Così vidi cadere le bombe su Firenze»

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FIRENZE – «Un rumore sordo e persistente che sembrava non finire mai. Alzammo gli occhi al cielo e vedemmo aerei che poi sapemmo essere degli anglo-americani, i nuovi alleati, che si avvicinavano sulle nostre teste. Volavano altissimi, quasi impercettibili ma quanto bastava per sentire il loro rombo cupo». Comincia così il ricordo del primo tragico bombardamento su Firenze del 25 settembre 1943 da parte di un testimone d’eccezione: Luciano Artusi, uno dei padri del Calcio Storico Fiorentino, che a quel tempo aveva 11 anni. Sufficienti per non dimenticare.

«Da tempo ci venivano fatte esercitazioni antiaeree – racconta Artusi – con i capi fabbricato che istruivano la popolazione a come comportarsi nell’eventualità di un bombardamento: chi doveva andare nel rifugio, chi in una cantina. Per noi ragazzi era quasi un gioco, anche perché non pensavamo mai che un evento del genere potesse davvero realizzarsi».

Quella mattina di 70 anni fa le cose andarono però diversamente. «Abitavo con la mia famiglia in via della Colonna al piano terreno di uno stabile. Sul momento non facemmo troppo caso alle sirene di allarme pensando ad una nuova esercitazione. Poi oltre a quel assordante e cupo rumore d’aerei vedemmo venir giù centinaia di bombe. Scendevano a grappoli, quasi come stelle filanti. Arrivavano dalla zona della Fortezza e si dirigevano verso Pontassieve, passando sopra la stazione del Campo di Marte. Noi eravamo a poca distanza, increduli. Tutta la gente del palazzo si precipitò fuori, molti vennero da noi. Cercammo di ripararci al meglio nei punti più sicuri della casa, sotto le volte delle pareti, con alcune coperte».

Luciano Artusi
Luciano Artusi

Fuori è l’inferno. Vengono colpite in particolare le zone di via Masaccio, via Mannelli, piazza Oberdan, via Scialoia («di fatto fu cancellata»), viale Mazzini. Colpita anche la stazione di Campo Marte «anche se i danni furono più rilevanti per le strade cittadine che lungo la linea ferroviaria, probabile principale obiettivo dell’attacco». La gente, presa alla sprovvista, corre ai ripari ma per molti è tardi. Si conteranno alla fine almeno 215 vittime fra la popolazione civile.

«Da via delle Colonna era un continuo passare di ambulanze – ricorda ancora Artusi – che portavano feriti all’ospedale di Santa Maria Nuova in una corsa disperata contro il tempo. Nonostante fosse proibito avvicinarsi alla zona più colpita anche per non calpestare qualche eventuale bomba inesplosa, riuscì con alcuni amici ad avventurarmi in quella direzione. Oltre allo spettacolo desolante di distruzione e morte, la cosa più impressionante fu l’odore persistente di polvere che rimase nell’aria per alcuni giorni e che si sentiva nettamente a distanza». «Avevo solo 11 anni – conclude Artusi – ma quel rumore sordo dei bombardieri e quell’odore di rovine mi sono rimasti ben presenti per tutta la vita».

La manifestazione della Comunità di S.Egidio con il cardinale Piovanelli
La manifestazione della Comunità di S.Egidio con il cardinale Piovanelli

Ieri sera è stato commemorato il 70° anniversario del bombardamento, il primo che Firenze subì durante la seconda guerra mondiale. «Mai più la guerra» è stato il motivo della celebrazione promossa dalla Comunità di Sant’Egidio con il Quartiere 2 nella zona della Stazione del Campo di Marte, alla quale hanno partecipato tra gli altri il cardinale Silvano Piovanelli e il governatore della Toscana Enrico Rossi. Molti i cittadini presenti. Alcuni di loro sono familiari delle vittime, come la signora Graziella che sotto quelle bombe ha perso una zia ed una cugina, rispettivamente di 42 e 18 anni. La signora Lucia, 79 anni, ricorda: «Avevo appena un anno quando bombardarono. So quello che raccontava mia mamma. Si scappava dalla città ma anche dai paesi, perché li bombardavano. La gente andava lontano dai centri abitati, a nascondersi nelle stalle».

(ha collaborato Niccolò Di Pietro)


Sandro Addario

Giornalista

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