La contraffazione costa 110mila posti di lavoro

FIRENZE – E’ un danno quantificabile in 7 miliardi di euro in Italia, con una perdita pari a 110mila posti lavoro, quello prodotto dalla contraffazione dei marchi e il furto di proprietà intellettuale. Il dato è emerso al convegno Hold it real, organizzato venerdì scorso a Palazzo Strozzi Sacrati dall’associazione Amerigo in collaborazione con con la Camera di Commercio di Firenze e il contributo della Banca CR di Firenze.
Secondo il comandante della Guardia di Finanza per la Toscana Giuseppe Vicanolo: in tutta la regione negli ultimi 5 anni ci sono stati 90 milioni di prodotti irregolari tolti dal mercato rispetto ai 38 del quadriennio precedente, con un netto rafforzamento dell’azione di contrasto. 3 mila le persone denunciate, di cui 1200 italiani, 800 cinesi e 800 senegalesi. Interventi che dimostrano secondo il comandante Vivanolo che quello della contraffazione non è solo un fenomeno di etnia cinese, ma in cui vediamo gli italiani in prima fila.
Il console Usa a Firenze Sarah C. Morrison ha voluto sottolineare che oggi c’è coscienza che il fronte è comune e globalizzato” anche se permane una tolleranza sbagliata che in Italia consente legami con la criminalità organizzata. Secondo il console, è necessario stabilire regole comuni contro la pirateria, che è indispensabile costruire però sulla credibilità del sistema industriale ed economico. Purtroppo, ha sottolineato, l’Italia si posiziona solo al 47esimo posto nella difesa della proprietà intellettuale. “Occorre al contrario investire sulla crescita anche qui, uscendo dal senso di sfiducia e garantendo la tutela dei diritti di proprietà intellettuale” magari giungendo, ha concluso, ad una normativa internazionale e condivisa per la tutela dei prodotti.
“La pirateria ha un pesante risvolto economico, ma è anche l’attacco a un patrimonio culturale – ha affermato nel suo saluto l’assessore al commercio Cristina Scaletti – perché tocca la capacità di creazione quanto il lavoro e la produzione, tutti elementi che formano la ricchezza del nostro territorio in particolare, ma anche di tutto il Paese. Per questo ritengo indispensabile un approccio al problema che coinvolga la filiera produttiva, ma anche capace di confrontarsi con efficacia rispetto ad un fenomeno culturale alimentato da abitudini che vanno combattute”.
Il convegno è stato presieduto dal segretario dell’associazione Amerigo, Massimo Cugusi, e sostenuto dalla relazione del presidente dello Iacc, fondazione internazionale contro la contraffazione, secondo cui per proteggere la proprietà intellettuale serve una visione globale, e non soffermarsi su un singolo territorio o paese.
Molti i riferimenti alla Cina come mercato dalle grandi opportunità ma anche come patria della contraffazione: Jun Wei, dello studio legale di consulenze internazionali Hogan Lovells, ha cercato di dare indirizzi chiari su questo tema: la Cina ha superato la fase selvaggia e vuole inserirsi nella comunità internazionale a pieno titolo, ha detto Wei. Parole riprese anche da Alessio Gramolati, segretario regionale della Cgil, secondo cui “occorre procedere attraverso un apporto sistemico rispetto al quale nessuno può tirarsi indietro”.

paolo
” Per il fenomeno della contraffazione gli Italiani sono in prima fila, superando i Cinesi”…. Ma questo,forse, perchi Cinesi si nascondono meglio e sono più “furbi”?