Omicidio Meredith, conto alla rovescia per la sentenza

FIRENZE – Raffaele Sollecito sarà presente in aula domani, giovedì 30 gennaio, a Firenze per la sentenza dell’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher nel quale è imputato assieme ad Amanda Knox. «Gli ho chiesto di accompagnarmi e quindi saremo in aula» ha annunciato Francesco Sollecito, il padre di Raffaele. Il medico pugliese ha spiegato che non stato ancora deciso se Raffaele farà dichiarazioni spontanee prima che la corte si ritiri in camera di consiglio. «Saremo in aula -ha detto ancora Francesco Sollecito- per rispetto della Corte d’appello di Firenze. Ci saremo anche perché ancora una volta abbiamo fiducia nella giustizia».
Sollecito e Knox si sono sempre proclamati estranei all’omicidio compiuto a Perugia la sera del 1 novembre 2007. Condannati in primo grado e assolti in appello, la Cassazione ha annullato quest’ultima sentenza disponendo, per questioni procedurali, un nuovo dibattimento a Firenze. Scarcerati dopo l’assoluzione, la Knox è tornata a casa a Seattle, negli Stati Uniti.
La giovane americana ha annunciato che attenderà la sentenza con la madre nella loro abitazione. E’ molto tesa Amanda. «E’ consapevole della delicatezza del momento» ha detto l’avvocato Luciano Ghirga. La Knox nelle ultime ore ha voluto eliminare ogni contatto con la stampa. Domani attenderà la sentenza con la madre.
In aula dovrebbe essere presente la sorella di Meredith, Stephanie.
Il pg ha chiesto pene a 30 anni per Amanda (compresi i 3 già definitivi per la calunnia a Lumumba) e a 26 per Raffaele. Ha chiesto pure che, in caso di condanna, la Corte di Firenze disponga delle misure cautelari, in modo che i due imputati restino a disposizione della giustizia fino a quando, e se, le pene diventeranno definitive, con la decisione della Cassazione. La Corte potrebbe disporre misure che vanno dal divieto di espatrio all’arresto. La loro applicazione sarebbe immediata per Sollecito; per Amanda, invece, entra in gioco quanto prevedono i trattati fra Stati Uniti e Italia.
Secondo la procura di Perugia, il movente dell’omicidio fu un gioco erotico finito male. Il sostituto procuratore generale della Toscana, Alessandro Crini, ha invece ipotizzato una lite nata da vecchie ruggini fra Amanda e Meredith per la pulizia della casa e innescata, quella sera, dalla presenza di Rudy Guede (già condannato con rito abbreviato in via definitiva a 16 anni), che andò in bagno lasciandolo poi sporco.

danilo bonelli
I fari dell’attenzione mondiale sono puntati su di un procedimento nato e condotto male, con indagini imprecise e cialtronesche che hanno solo confuso il quadro probatorio, fornendo al mondo la dimostrazione di cosa sia la Magistratura italiana. E’ davvero singolare che sia in carcere quel Rudi che – forse colpevole di avere la pelle nera – è l’unico condannato per aver commesso un crimine associativo (con chi, con sè stesso ?).