Bitcoin e crowdfunding, delusione o frontiera
Era naturale che con lo sviluppo del web 2.0 anche le attività finanziare potessero essere in qualche modo contaminate. Relegata all’inizio solo al mondo degli smanettoni “geek” informatici, il Bitcoin, unica moneta al mondo non governata da una banca centrale, e la raccolta fondi per cause comuni (il crowdfunding) non solo stanno ormai invadendo siti e portali, ma ci sono stati anche i primi esempi di “sconfinamento” nell’economia reale, come è successo con la prima casa venduta in Bitcoin negli Hamptons, New York. L’ultima sfida – ne parla proprio oggi il Sole 24 Ore – potrebbe essere la loro alleanza.
Il Bitcoin con il simbolo ฿ da simil-dollaro è stato creato nel 2009 da un anonimo di cui si conosce solo lo pseudonimo: Satoshi Nakamoto. Il nome si riferisce al software “open source” progettato per scambiarlo attraverso la Rete. Non essendo gestito da un ente centrale, sono le transazioni crittografate a generare nuova moneta, a determinarne le oscillazioni, etc. Per la stessa ragione è impossibile per chiunque (autorità governativa o malfattore) bloccarlo, sequestrarlo ai legittimi possessori, svalutarlo o rivalutarlo.
Le particolari modalità operative hanno generato un dibattito che ormai sta coinvolgendo anche le principali istituzioni bancarie e finanziarie. Sul fronte dei critici c’è la banca d’affari JP Morgan (e il suo amministratore delegato Jamie Dimon) e Jack Lew, da poco più di un anno segretario del Tesoro negli Stati Uniti. Mentre Dimon critica la moneta perché non rispetta le stesse regole delle altre, Lew teme che diventi una “facilitazione” per attività illegali. Chi invece sta puntando sul Bitcoin è, fra gli altri, il miliardario Richard Branson: lo ha ribadito anche al recente forum di Davos. E da qualche settimana ha annunciato che la sua Virgin accetta pagamenti in Bitcoin per l’acquisto dei costosissimi biglietti per andare nello spazio con la linea aerea Galactic (25mila euro a posto).
Il crowdfunding invece è un processo di finanziamento dal basso, dove persone e società si possono mobilitare per favorire lo sviluppo collettivo di un prodotto. Può essere usato per sostenere cause benefiche, ma anche attività imprenditoriali e, teoricamente, è valido con ogni valuta. Il metodo ha avuto un vero e proprio boom negli USA quando Barack Obama lo utilizzò per finanziare una parte della sua campagna elettorale per la presidenza. La Banca Mondiale ha stimato in 300 miliardi di dollari il potenziale annuo di crowdfunding entro il 2025.
Unire due attività nate dal basso nella Rete colme queste potrebbe dare loro una grande credibilità reciproca, ma anche sommare dubbi su trasparenza e regolarità. L’espansione di questi strumenti pare inevitabile, tanto che fra qualche anno i pagamenti on-line e il finanziamento delle attività economiche, a iniziare da quelle on-line, potrebbe non essere più lo stesso.