
Toscana, ecco il piano sanitario che spacca il Pd

FIRENZE – «Un piano concreto, di alto livello qualitativo e innovativo, in anticipo su moltissime legislazioni regionali e in linea con i contenuti del patto per la salute che si stanno discutendo in questi giorni tra Regioni e ministero».
Così, con toni tipo marcia trionfale dell’Aida, l’assessore alla sanità, Luigi Marroni, e l’assessore regionale al welfare, Salvatore Allocca, hanno presentato oggi il nuovo piano sociosanitario integrato della Toscana. Con un ritardo di tre anni. Infatti venne approvato una prima volta nel 2011, quando era ancora assessore alla sanità Daniela Scaramuccia. E’ stato aggiornato e ridefinito alla luce dei cambiamenti della situazione economica nazionale, i tagli delle risorse e la spending review a livello nazionale. L’atto è stato varato la scorsa settimana dalla Giunta toscana e sarà ora portato all’esame del Consiglio regionale. Il piano prevede sette azioni prioritarie nella programmazione regionale sulle quali concentrare l’attenzione per l’anno 2014: la diminuzione delle liste di attesa per la chirurgia, il rafforzamento dell’ odontoiatria, della continuita’ ospedale-territorio e dell’assistenza domiciliare, oltre a porre attenzione al benessere degli operatori, alla salute di genere, e alla ricerca scientifica. Tra gli obiettivi sociali, il piano punta sui diritti di cittadinanza, alla casa, sul contrasto alla povertà.
Ma perché, un piano sostanzialmente vecchio, che non taglia drasticamente i costi (leggi riduzione delle Asl e di poltrone dirigenziali da 80-100 mila euro l’anno …) e che vede spaccature nette all’interno del Pd (vedi anche lettera del presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, al governatore Rossi) è stato approvato in tutta fretta? La risposta, come sostenuto da FirenzePost qualche settimana fa, è una sola: senza una programmazione vera, che solo il piano regionale può dare, la sanità toscana rischiava di finire fuorilegge. Per questo il governatore Rossi e gli assessori Marroni e Allocca hanno bruciato i tempi. Rischiando però molto in Consiglio regionale. Dove sembra ci sia l’intenzione di sottoporre il piano al vaglio del Collegio di garanzia statutaria, presieduto dal costituzionalista Stefano Merlini, per un parere di legittimità.
Sono molti i consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, che attendono di ricevere il nuovo piano per verificare se i dubbi di legittimità sull’iter scelto dalla giunta siano fondati. La questione è in questi termini: sul piano è necessario fare la concertazione. Sulla bozza Scaramuccia del 2011 la concertazione è stata fatta due anni fa, ma nel frattempo il mondo è cambiato ed anche il maxiemendamento cambia profondamente la bozza e quindi la concertazione andrebbe rifatta. Il punto è che per fare la concertazione ci vogliono settimane, mesi e Rossi non vuol correre il rischio di finire la legislatura senza aver approvato l’atto più importante della Regione. Allora la domanda che rimbalza nelle stanze dei gruppi politici in Regione, e in particolare in quello, spaccatissimo, del Pd, è questa: il piano sanitario deve servire a governare al meglio la sanità, e quindi va fatto nei termini e nei modi previsti, oppure deve soprattutto permettere a Rossi di dire in campagna elettorale di averlo approvato?
