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Matteo Renzi all'uscita dal Quirinale

Matteo Renzi, il giorno più lungo

Matteo Renzi all'uscita dal Quirinale
Matteo Renzi all’uscita dal Quirinale

FIRENZE – Matteo Renzi, il giorno più lungo. Tre ore passate sulla ferrovia Roma-Firenze e ritorno, quasi come un pendolare, se si esclude che viaggia nel salottino di prima classe del Frecciarossa. Al mattino l’impegno più importante di tutta la sua rapida carriera politica: l’incarico ricevuto dal Presidente della Repubblica di formare il nuovo governo. Anzi di «provare a formare» un nuovo governo, come realisticamente dice lo stesso Renzi ai giornalisti al Quirinale, tradendo un pizzico di emozione o forse più semplicemente distratto dai tanti pensieri che in quel momento gli si affollano nella mente.

Quirinale, incontro con presidenti di Camera e Senato, stazione Termini, telefonate, tweet, stazione di Santa Maria Novella, palazzo Vecchio. Il ritmo sale.

PALAZZO VECCHIO – Il salone de’ Dugento freme. Mai consiglio comunale così pieno di pubblico e forse anche di consiglieri. Prima però Renzi passa dal suo ufficio dove si ferma quasi un’ora. Sul tavolo la ri-nomina di Dario Nardella a vice sindaco, quindi le dimissioni di Stefania Saccardi «trasferita» in Regione a fare da vice – forse da custode – al cuperliano governatore Enrico Rossi. Per un decina di minuti si assenta dalla sala anche il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani, probabilmente per un ultimo chiarimento faccia a faccia con il sindaco.

SINDACO IN CARICA – Poi finalmente l’arrivo di Renzi nella sala. Da sindaco, qual è ancora, visto che non si è dimesso. Né lo farà – c’è da scommetterci – prima di avere la fiducia del Parlamento, che avviene dopo il giuramento davanti al capo dello Stato. «Non sarà né un saluto né un intervento conclusivo» esordisce. «Vorrei che fosse chiaro a tutti che pure nella delicata situazione che stiamo vivendo c’è da continuare l’amministrazione della città con determinazione». «La città di Firenze è più importante di un sindaco» e riferendosi alla fresca nomina di Nardella aggiunge «non mi sono scelto il successore. Lo scelgono i cittadini».

RIPARTENZA – «Invierò una lettera ai fiorentini – aggiunge – perchè sappiano il lavoro che ho fatto». «Ho abbassato le tasse, ho ridotto il numero degli assessori, ho tagliato i costi della politica e ho investito su scuola e cultura». E serve anche un assist a Crozza: «Fare politica non è qualcosa di sporco, di brutto o da evitare – dice – ma è corrispondere ai sogni delle persone». Al termine saluta uno ad uno tutti i consiglieri. Abbracci, strette di mano. L’emozione della mattina al Quirinale è un lontanissimo ricordo. Non è facile lasciare la sala e neanche Palazzo Vecchio dove i portoni sono chiusi. Una macchina lo attende in via dei Leoni. Via ancora verso Roma. E questo è solo l’inizio.

 


Sandro Addario

Giornalista

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