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Meyer, l’ospedalino progetta il futuro: per la salute dei bambini

L'ospedale Meyer di Firenze
L’ospedale Meyer di Firenze

FIRENZE – Cambierà pelle, nei prossimi tre anni, l’ospedalino Meyer di Firenze. L’assessore regionale alla sanità, Luigi Marroni, ne ha disegnato un futuro proteso verso la cura della cronicità pediatrica e  la ricerca. I numeri raccontano di un ospedale in cui nell’ultimo quinquennio l’attività di ricerca è aumentata di oltre il 40%. E di un ospedale sempre più impegnato: negli ultimi tre anni i ricoveri ad alta complessità sono aumentati di oltre il 5%; i casi chirurgici sono aumentati del 6% e i ricoveri chirurgici a più alta complessità sono aumentati dell’8%. Mentre il numero di pazienti che provengono da altre regioni è aumentato del 9%.

SVILUPPO – Oggi si rivolgono al Meyer pazienti con cronicità delle patologie e con patologie rare. Ecco dunque il nuovo piano di sviluppo, articolato in tre aree di intervento e dieci azioni progettuali. Queste riguarderanno l’assistenza ai bambini clinicamente complessi, gli adolescenti, lo sviluppo del dipartimento interaziendale di oncoematologia pediatrica e lo sviluppo della trapiantoloiga d’organo pediatrica. Poi innovazioni in materia di terapie cellulari, terapia fetale e centro per la chirurgia vascolare. Infine la ricerca per realizzare un Clinical trial center pediatrico, il campus per ricerca e didattica ed il laboratorio di neurobiologia.

REAZIONI – Presente alla conferenza stampa odierna il direttore generale del Meyer Tommaso Langiano. «A livello nazionale il Meyer è percepito come la realtà più dinamica – ha detto – anche grazie ai grossi progetti fatti nel campo della ricerca e dell’innovazione assistenziale». Il rettore dell’università di Firenze, Alberto Tesi ha parlato per l’università: «Cercheremo di contribuire nel modo migliore agli aspetti che riguardano la ricerca, dando anche impulso e stimolo al reclutamento di giovani». Gian Franco Gensini, presidente del Consiglio scienze della salute umana dell’università di Firenze e vicepresidente della prima commissione del consiglio superiore di sanità del ministero della salute ha parlato invece di «un progetto solido e assolutamente fattibile, che si impegna fin dalla frontiera della terapia fetale fino all’adolescenza».

 

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