«Lei» una storia d’amore

lunedì, 07 Aprile 2014 00:24
Chiara Magliacane
Cultura

Candidato a 5 premi Oscar, vincitore di quello per la migliore sceneggiatura, «Lei» racconta la storia di Theodore Twombly (Joaquin Phoenix), romantico scrittore di lettere che compone, per lavoro, per conto di altre persone. Solitario, introverso, Theodore vive in modo apatico a causa della recente separazione da sua moglie, Catherine (Rooney Mara).

TRAMA

La vita di Theodore ha un’improvvisa svolta nel momento in cui viene lanciato sul mercato un nuovo sistema operativo, animato da un’intelligenza artificiale che possiede tutte le caratteristiche di un essere umano: non solo intelligente, ma con una coscienza, capace di crescere ed evolversi a seconda delle esperienze che “vive”.

L’Os 1 (questo il nome del sistema) di Theodore, “Samantha”, ha il grande pregio di possedere, nella versione originale, la voce bassa e sensuale di Scarlett Johansonn, mentre nella versione italiana ha l’acutezza vocale, un po’ adolescenziale, di Micaela Ramazzotti.

Theodore e Samantha vivono un’appassionante, quanto travagliata, storia d’amore: singolare, particolare, che si struttura come una relazione “normale”, fatta di gelosie e incomprensioni, ma anche di tenerezze. Lo scopo di Spike Jonze, il regista, è mostrare le emozioni umane nel momento in cui devono scendere a patti con una storia finita, e devono farsi forza e riuscire a vivere una nuova esperienza emotiva. Attraverso l’amore di Samantha, Theodore riuscirà a lasciare andare il suo amore passato, e a innamorarsi nuovamente della vita.

RECENSIONE

Una storia particolare, che rivisita temi appartenenti alla fantascienza classica, in primis il rapporto tra tecnologia ed esseri umani. Un rapporto uomo-tecnologia che sembra positivo, e che non vede l’utilizzo di intelligenze artificiali come dannose per l’essere umano; ma anche un’espansione dei limiti corporei: l’amore non è più “tattile”. È emozione nella sua forma più pura.

Una sceneggiatura originale, ma che forse meritava di essere sviluppata meglio, soprattutto verso la fine, dove la trama fa molta fatica a scorrere: il film nel suo complesso, infatti, risulta un po’ statico. Molto ricercati sono i dialoghi, che esprimono poeticamente l’alternarsi degli stati d’animo propri di una relazione affettiva. Le ansie, le scelte necessarie da affrontare, le paure e le gioie sono pervase da un marcato sentimentalismo, mai assente durante l’intera durata del film.

L’assenza di un corpo femminile porta l’intera pellicola alla stregua di un monologo del protagonista maschile. Le inquadrature sono spesso in primo piano, durante i frequenti dialoghi che Theodore ha con la sua controparte “virtuale”, Samantha. L’unico personaggio che sembra alleggerire il film è il ruolo dell’amica di Theodore, Amy (Amy Adams), che, ulteriore pregevole prova per questa attrice così promettente, affronta il difficile compito di unica confidente di quest’uomo travagliato e solitario, vittima della solitudine che spesso si genera all’interno di una società tecnologica come la nostra.