Nomine nelle aziende di Stato: tre donne al comando

ROMA – Il premier Renzi lo aveva preannunciato, voleva più donne ai vertici delle aziende pubbliche. Così come aveva fatto per le capolista Pd alle europee Matteo vuole privilegiare le quote rosa. Infatti, secondo anticipazioni dell’Agenzia Ansa, sarebbero state nominate tre presidenti donna. Luisa Todini, attualmente nel cda della Rai, destinata alla presidenza di Poste Italiane; l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, andrebbe alla presidenza dell’Eni; Patrizia Grieco, da presidente esecutivo di Olivetti passerebbe alla presidenza dell’Enel. Claudio Descalzi e Francesco Starace sono stati promossi ad di Eni ed Enel. Mauro Moretti trasloca dalle Ferrovie a Finmeccanica, dove sarebbe confermato Presidente Gianni De Gennaro. Francesco Caio diventa numero uno operativo di Poste. Gianni De Gennaro sarebbe dunque l’unico confermato dei vecchi presidenti e manterrebbe la guida di Finmeccanica. L’ex Capo della polizia godeva del pieno appoggio del Quirinale, non altrettanto di Renzi che diffida, come noto, dei burocrati.
PARTECIPATE – Sono queste le caselle principali riempite, per ora, nel lotto di oltre 600 poltrone da assegnare nelle partecipate del governo. Una partita politica, ma anche un’occasione per riformare la classe dirigente che ha governato per lungo tempo alcune tra le principali aziende quotate a Piazza Affari. Con l’eccezione del cinquantenne amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, i capi esecutivi delle holding con i vertici in scadenza avevano tutti superato i 65 anni di età, un limite indigesto al premier, come se gioventù ed essere donna fossero ad ogni costo sinonimo di capacità e di rinnovamento positivo. Comunque si è deciso d’intraprendere questa nuova strada, e sicuramente il Governo procederà con lo stesso metodo anche per le future nomine. Non resta che valutarne gli effetti in futuro. La tornata di nomine non si esaurisce con i colossi a partecipazione pubblica. La stagione dei rinnovi dei vertici aziendali, infatti, è solo all’inizio perché molte società partecipate direttamente dal Mef hanno la dirigenza in scadenza. A breve dovranno essere rinnovati i Cda, tra gli altri, di Enav, Consap, Istituto Luce e Poligrafico.
BUONUSCITE – Restano da valutare poi gli strascichi dovuti alle sostituzioni dei vecchi amministratori. Innanzitutto le buonuscite. Gli importi non sono esattamente modesti, grazie anche al contributo dell’inquadramento aziendale di alcuni di questi manager. È stato calcolato che se la buonuscita di Conti dall’Enel dovrebbe ammontare a 6,4 milioni, quella di Scaroni dall’Eni non potrebbe essere inferiore a 8,3 milioni. Sommando a queste cifre le altre liquidazioni, si potrebbero superare di slancio la strabiliante cifra di 25 milioni di euro. Somme stabilite contrattualmente, che però fanno una certa impressione anche alla luce della decisione di chiedere alle assemblee dei soci di mettere una seria limitazione ai compensi dei successori, che secondo il governo non dovrebbero eccedere i 400 mila euro. Ma intanto come si frenerà l’emorragia delle casse pubbliche dovuta alle spettanze che i dirigenti sostituiti pretenderanno? Il rinnovamento di quote rosa e gioventù cominciamo a pagarlo noi a caro prezzo.
