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25 aprile nel segno della libertà e dignità della vita

La celebrazione a Firenze del 69° anniversario della Liberazione
La celebrazione a Firenze del 69° anniversario della Liberazione

Ci troviamo insieme oggi per ricordare le anime di coloro che hanno sacrificato la loro vita per il bene comune della collettività, per la giustizia e la libertà. Per il diritto di ogni cittadino, di ogni persona di vedere il valore della propria vita rispettato e apprezzato, libero da ogni intimidazione alla sua libertà, da ogni restrizione alla dignità sua e della sua famiglia, sul proprio diritto al lavoro e di confessione, del diritto di pensare ed essere creativo con la propria mente, di amare secondo il proprio sentimento, di avere diritto di mettere o non mettere figli al mondo per garantire la continuità della propria famiglia.

Valori che ancora 70 o 80 anni fa non erano chiari evidenti. Libertà e dignità per le quali le giovani e meno giovani persone che ricordiamo oggi hanno dato la loro vita, per garantirci la costruzione di una società libera e aperta, solidale e sensibile al dolore dell’altro, responsabile e decisa a garantire il lavoro e mezzi di sostegno ad ogni famiglia, ad ogni malato o handicappato.

Una società che ha ama e apprezza la vita di ogni uomo e donna, ogni bambino e anziano, che vede prova in ogni fenomeno di vita umana una manifestazione della grandezza della creazione o della stessa divinità secondo il linguaggio congegno ad ogni gruppo della società credenti o no.

Loro hanno sacrificato la loro vita per permettere a noi di custodire e rendere possibile la creazione di una tale società: giusta, solidale, piena di amore per tutto quello che ne è la vita. In onore a loro ed in ricordo di coloro periti sotto il giogo di un regime che voleva distinguere fra chi aveva diritto alla dignità e alla vita e chi invece, per una vana e brutale ideologia, non ce l’aveva, leggeremo il capitolo 1 dei Salmi, scritto in ebraico, l’antica lingua biblica con la quale il Signore parlò ai profeti, custodi antichi della dignità dell’uomo, riscoperta ancora una volta dal Rinascimento fiorentino e in italiano con la nostra bella lingua moderna:

[1]Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti;

[2]ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte.

[3]Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.

[4]Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;

[5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.

[6]Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.


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Joseph Levi

Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Firenze

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