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Olimpico e non solo: nessuna trattativa coi violenti e certezza della pena

Un momento di tensione prima della partita Fiorentina Napoli
Un momento di tensione prima della partita Fiorentina Napoli

La sceneggiata, amplificata in mondovisione, andata in onda la sera di sabato scorso all’Olimpico di Roma ha sottolineato ancora una volta quanto siano gravi le conseguenze di unlassismo, che impera da anni (praticamente da dopo il ’68) nel nostro Paese e genera la quasi certezza d’impunità per chi commette reati. Un malinteso senso di libertà, la radicata abitudine di criticare sempre e comunque le istituzioni e le Forze dell’ordine – che talvolta sbagliano e pagano, ma difendono la nostra sicurezza – l’appoggio sempre elargito a piene mani da schiere di intellettuali radical chic o da professionisti dell’antimafia e dell’anticamorra a comportamenti illegali, giustificati da ragioni sociali, hanno determinato il diffuso senso di disagio e di malcontento di chi deve tutelare l’ordine pubblico. A questo aggiungiamo l’atteggiamento di una parte della magistratura, talvolta incline a perseguire comportamenti dei tutori dell’ordine piuttosto che dei manifestanti violenti. Ha sorpreso non poco, per esempio, la presa di posizione del presidente della Camera, Laura Boldrini, pronta ad appoggiare proposte di identificazione delle forze dell’ordine, ma muta di fronte all’oltraggio arrecato alla memoria dell’ispettore Raciti dalla scritta «Speziale libero».

OLIMPICO – In occasione della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina, la scena della trattativa fra Genny ‘a carogna, ultrà partenopeo, e rappresentanti del Napoli, del mondo sportivo e delle istituzioni, ha fatto un pessimo servizio al nostro Paese, come testimoniano i commenti della stampa internazionale. La presenza sugli spalti di quasi tutte le massime autorità politiche e sportive, rimaste impassibili, ha aggravato la sensazione generalizzata che la situazione fosse governata non dallo Stato, inteso in tutte le sue componenti, ma da chi non ha alcun titolo per trattare o rappresentare nessuno.

PREFETTO – L’azione delle istituzioni è stata inadeguata, in particolare sotto il profilo della comunicazione esterna, che in alcuni casi è fondamentale. Il prefetto Pecoraro ha affermato, dicendo la verità, di aver agito «in stato di necessità», il che vuol dire che si è scelta la soluzione che provocasse minori pericoli. Vero. Ma si poteva quanto meno evitare che alla trattativa – negata dal Questore – con il tipo appollaiato sulla cancellata, partecipassero, a due riprese, rappresentanti in borghese delle forze dell’ordine e delle istituzioni sportive, oltre al capitano azzurro Hamsik. E nessuna notizia ufficiale di quanto accadeva è stata data ai sessantamila che affollavano lo stadio, gente che comprendeva a fatica gli avvenimenti.

MINISTROMa ancora peggio ha fatto il ministro dell’Interno, Angiolino Alfano. La perentoria affermazione «occorre il Daspo a vita» non è stata molto apprezzata dal premier Renzi, secondo il quale occorrono altre misure, che saranno studiate e realizzate con calma, non prima delle elezioni europee. L’ira funesta di Alfano ha finora prodotto un Daspo di 5 anni deciso dalla questura di Napoli per Genny ‘a carogna, ossia Gennaro De Tommaso.

SERRA – L’affermazione più concreta, guarda caso, proviene da un ex prefetto ed ex parlamentare: Achille Serra.Che ricorderete protagonista, in veste di prefetto di Roma, di un episodio simile: l’interruzione del derby Roma – Lazio su richiesta di alcuni ultrà della Roma. Criticando Alfano, Serra ha affermato che Daspo e tessera del tifoso possono servire, ma la violenza negli stadi può essere debellata soltanto con una ricetta semplice ed efficace: «Certezza della pena e giudizio rapido». Com’è avvenuto in Inghilterra, dove il tifo violento è stato debellato. L’Italia è un Paese civile e tollerante, che però dà troppo spesso l’impressione di non essere rigoroso. Così c’è chi se ne approfitta, c0ntando sul fatto che alla fine non rischia quasi nulla.

NAPOLITANOHa fatto dunque beneil Presidente Napolitano a prendere una posizione netta. Il Capo dello Stato non era presente all’Olimpico ma non ha esitato a intervenire con una frase lapidaria, che esprime tutto lo sdegno dell’intero Paese: «Non si tratta con i violenti».

Lo Stato deve perciò colpire in modo severo, determinato e soprattutto immediato coloro che in occasione di qualsiasi tipo di manifestazione compiono atti illegali o indulgono comunque a comportamenti violenti. Ne va del futuro della nostra democrazia.



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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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