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Dario Nardella, sindaco predestinato, senza alibi e con tanti problemi

L’effetto trascinante di Matteo Renzi ha reso la vita facile a quasi tutti i candidati sindaci del Pd, soprattutto in Toscana. Percentuali bulgare, elezioni al primo turno. Tranne in un caso: Livorno. Dove alcune liste di sinistra hanno frenato la corsa di Marco Ruggeri, destinato ad andare al ballottaggio con il grillino Filippo Nogarin. C’è chi sostiene che il buon Ruggeri, agli occhi dei livornesi, ha un problema in più: è nato a Pisa. Vincerà comunque, fra due settimane, ai supplementari.

Invidiando magari Dario Nardella, nuovo sindaco di Firenze, arrivato al traguardo, la Sala di Clemente VII di Palazzo Vecchio, praticamente senza sforzo. Risultato sontuoso: 60%. Di più: nessun problema per formare la giunta perché non esiste coalizione. I consiglieri eletti sono tutti suoi: cioè del Pd e, ti pareva, della lista d’appoggio che porta il suo nome.

Nessun sindaco di Firenze ha trovato condizioni così favorevoli. Rese ancor più vellutate dal fatto di avere Renzi a Palazzo Chigi. Verosimilmente pronto a non dire mai no di fronte a richieste per progetti fiorentini, mentre dovette sudare le proverbiali sette camice, Leonardo Domenici, sindaco al tempo di Berlusconi presidente del Consiglio.

Se fosse stato una principessa medievale, avrebbero detto che, intorno alla culla di Dario Nardella, si erano date appuntamento tante fate. E nessuna strega. Strada in discesa dal momento in cui Renzi, pronto a varcare la soglia di Palazzo Chigi, lo indicò come reggente. E successore. Le primarie? Certo, ma evitando avversari veri: per esempio Eugenio Giani, che da anni studiava da sindaco di Firenze. Allora avanti con sparring partners facili, come nella boxe quando si doveva costruire il record a un aspirante campione senza farlo strapazzare.

Il problema? Il brusco risveglio. Ossia una-città gioiello precipitata in zona retrocessione negli indicatori nazionale del benessere, nonostante i dieci-undici milioni di turisti l’anno. Che da risorsa rischiano di trasformarsi in un incubo vista l’endemica disorganizzazione. Ma soprattutto, nell’agenda di Nardella, campeggiano tre o quattro problemoni da far paura: il progetto infinito della tramvia; l’area metropolitana fiorentina tutta da inventare; la fondazione cultura per ridare fiato (e soprattutto quattrini) al Teatro del Maggio. Eppoi l’Arno (che fa sempre paura), l’aeroporto e la guerra con Pisa e un’infinita serie di questioni rinviate. Che potrà affrontare contando su tutti gli appoggi possibili. Ma anche senza alibi di nessun genere.


Bennucci

Sandro Bennucci

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