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Un braccialetto elettronico tra quelli più comuni

Braccialetto elettronico, Ferri: «Da eccezione alla regola». Ma l’Italia resta ultima

Il convegno a Firenze è stato ospitato presso l'ex Scuola di Sanità Militare  in via Venezia
Il convegno a Firenze è stato ospitato presso l’ex Scuola di Sanità Militare in via Venezia. Al centro il sottosegretario Ferri

FIRENZE – «Se prima il braccialetto elettronico era l’eccezione, e quindi poco utilizzato dalla magistratura, ora – dopo la legge 146 del 2103 è diventato la regola. Anzi prima il giudice disponeva gli arresti domiciliari doveva motivare se applicava il braccialetto, ora deve motivare se non lo applica». Lo ha detto ieri 12 giugno a Firenze il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, a margine di un convegno sul tema del braccialetto elettronico, promosso dal Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e dal Centro Studi per la sicurezza Itasforum.

Ferri ha anche annunciato che il Consiglio dei ministri discuterà a breve un provvedimento, per ovviare a «problemi pratici di applicazione del braccialetto, come il tempo necessario, circa due giorni, che intercorreva tra l’emanazione del provvedimento da parte del giudice e l’applicazione in concreto» del braccialetto. C’è stato un ampliamento dei casi di utilizzo del braccialetto, ha ricordato ancora, che oltre per gli arresti domiciliari è utilizzato, ad esempio, «in caso di permessi premio, di misure alternative alla detenzione, o nell’ambito della legge sul femminicidio per le misure di allontanamento dalla casa familiare».

Un braccialetto elettronico  tra quelli più comuni
Un braccialetto elettronico tra quelli più comuni

Il problema però rimane ed è soprattutto tecnologico. L’Italia – è emerso nel dibattito – resta fanalino di coda tra i paesi dove viene utilizzato il braccialetto. Solo qualche centinaio di casi in tutta Italia contro gli almeno 2000 che erano stati previsti. Viene poi utilizzata la tecnologia «base»: quella che utilizza un segnale radio che dal braccialetto va ad una «consolle» appositamente installata nella casa della persona da vigilare. Quando i due apparecchi non «dialogano» più allora scatta l’allarme. Altri apparecchi in uso in Europa hanno almeno il gps per stabilire l’esatto punto dove si trova una persona, ma in Italia questo passo non è stato ancora attuato.

Parliamo di possibili modalità – ha detto a margine del convegno il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Carmelo Cantone – per evitare che la risposta della detenzione in carcere non sia sempre quella principale in termini penali. Ci sono altre risposte e bisogna incentivarle: non é solo un discorso di mera tecnologia discutere sul braccialetto elettronico. Significa guardarsi intorno: a fronte dei costi nella detenzione in carcere si possono trovare altre strade che riescano a coniugare sicurezza e, in parallelo. migliorare con un uso più parcellizzato del carcere la qualità della vita dentro una struttura penitenziaria. Il braccialetto – dice Cantone – può essere applicabile anche chi proviene dal carcere, come pure agli arrestati in attesa di giudizio».

I costi? «Un detenuto in carcere – aggiunge Cantone – costa mediamente allo Stato dai 130 ai 150 euro al giorno. Per i braccialetti elettronici era stata stabilita una spesa annua di 10 milioni all’anno per circa 2000 braccialetti. Al giorno diventano poco meno di 15 euro a braccialetto. Da qui si comprende l’utilità economica dello strumento. Ma c’è un costo sociale che non possiamo vedere né quantificarne il ritorno: un carcere meno affollato è più civile e meno afflitto da tutti i problemi che stiamo leggendo anche in questi giorni. C’è di mezzo la qualità della vita delle persone. E non è poco».

Capita però che un detenuto con un braccialetto elettronico riesca a strapparlo e a darsi alla fuga. «È vero, ma lo ritengo un rischio calcolato. Il detenuto – conclude Cantone – sa che, quando viene ripreso, le porte del carcere si apriranno per lui senza appello. Altrimenti dovrà continuamente nascondersi e non so cosa sia meglio».

 


Sandro Addario

Giornalista

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