Firenze, detenuto suicida a Sollicciano con il gas dalle bombolette per scaldare il cibo

FIRENZE – Un giovane marocchino di 33 anni, detenuto nel carcere di Sollicciano, si è tolto la vita inalando gas dalle bombolette che l’amministrazione penitenziaria consente ai carcerati di tenere in cella per riscaldare le vivande. La denuncia arriva dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria. «In poche ore si registrano in Italia tre detenuti morti e uno evaso – spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe -. In due carceri italiane, in particolare, si sono tolti la vita due detenuti. Uno a Firenze Sollicciano: aveva 33 anni, era del Marocco, in attesa di giudizio ed è morto inalando il gas butano dalle bombolette che l’Amministrazione Penitenziaria continua a far tenere in cella ai detenuti nonostante siano assicurati a tutti loro ogni giorno la colazione, il pranzo e la cena».
L’altro detenuto si è ucciso impiccandosi in cella a Cagliari «dove era rientrato a seguito dell’evasione dagli arresti domiciliari – racconta Capece – : sarebbe uscito tra meno di un anno, a febbraio 2015. A Santa Maria Capua Vetere, in ospedale, è deceduto un detenuto di 70 anni, ricoverato per le gravi condizioni di salute». Si tratta, secondo il Sappe, di «un dramma continuo, nonostante le affrettate rassicurazioni di chi va in giro a dire che i problemi delle carceri sono quasi risolti e non c’è più un’emergenza». A Napoli, infine, è evaso nei giorni scorsi calandosi con le lenzuola dal terzo piano di un ospedale un detenuto piantonato a chirurgia, che era stato arrestato per rapina.
