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Protezione civile: la Commissione grandi rischi … ora non rischia

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Il terremoto de l’Aquila

La macchina della protezione civile viaggia a ritmo lento, la sua azione sembra incentrarsi   tutta sull’attività (e sulle polemiche) del recupero della Costa Concordia. Ma un limite alla sua azione deriva anche dalle scorie del terremoto de l’Aquila e dalla sentenza dei giudici abruzzesi che hanno condannato gli scienziati per omicidio colposo derivato da inesatta previsione dell’evento.
COMMISSIONE – Però i danni da eventi atmosferici continuano in tutto il Paese. Nel 2013 gli eventi meteo con danni ingenti sono stati 351. Ormai le alluvioni riempiono anche le cronache estive. Eppure la Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile sul dissesto idrogeologico si è riunita appena due volte negli ultimi trenta mesi.
AQUILA – Per capire le motivazioni, bisogna tornare al 22 ottobre 2012, quando il tribunale dell’Aquila condannò sette scienziati componenti della Commissione a sei anni di carcere più interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. L’accusa era di aver fornito «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie» alla popolazione, inducendola a comportamenti imprudenti pochi giorni prima del sisma del 2009.
La prima reazione degli scienziati furono le dimissioni di massa perché la sentenza, prima nel suo genere, era, a loro giudizio, «incompatibile con un sereno ed efficace svolgimento dei compiti e col suo ruolo di alta consulenza nei confronti degli organi dello Stato».
Gli scienziati si rifiutavano di continuare a fornire pareri alla protezione civile, nel timore che ogni valutazione potesse diventare oggetto di istanze di risarcimento o di imputazioni penali. Palazzo Chigi aveva svolto una riservata opera di ricucitura, offrendo due impegni: una tutela legale e una copertura assicurativa. Ma nulla di quanto promesso dai governi (Monti,  Letta, e  Renzi) si è avverato.
I sessanta scienziati della Commissione, per legge, si riuniscono una volta l’anno in seduta plenaria. Quest’anno la seduta è saltata. Alcune sezioni (dissesto idrogeologico, trasporti) hanno ridotto al minimo l’attività. E quelle che si riuniscono con frequenza sono «viziate» da un blocco psicologico. Come ha denunciato qualche mese fa il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, «quando li interpello, gli scienziati rispondono in modo ipercautelativo: potrebbe essere, ma anche no... Pensano a cosa potrebbe dire un giudice penale». E il presidente della Commissione spiega che «se non c’è serenità, la commissione si arrocca su posizioni conservative e anziché pareri scientifici si rifugia in pareri burocratici, inutili». È una posizione umanamente comprensibile, ma che crea effetti deleteri per la sicurezza dei cittadini.

Aquila, commissione grandi rischi, protezione civile, sentenze


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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