Federcalcio, Tavecchio diventa presidente della repubblica delle … banane

Carlo Tavecchio, 71 anni, ex sindaco di Ponte Lambro, è il “nuovo” presidente della Federcalcio. Hanno vinto le serie del calcio “povero”, i dilettanti, la serie D, la serie C, la serie B, parte della serie A. Hanno vinto, alla terza votazione, coloro che avevano i voti. Ha vinto il Re, viva il Re.
Del resto, la vicenda intorno alla quale si è scatenata l’ennesima bufera d’agosto era anche quella minore, per non dire “povera”. Si trattava di una facciata dietro la quale i problemi del calcio sono altri e molto, molto più seri. Diciamo subito che il calcio sta insieme per convenienza politica. Tra la serie A e le altre componenti le diversità sono tanto tali che difficilmente potrebbero trovare una governabilità comune. La Lega maggiore (quella della serie A) gestisce le proprie economie incurante di tutto il resto del movimento. I presidenti spendono e spandono. Forti della passione popolare, sono anche coloro che hanno maggiore ascolto presso la Politica e le Istituzioni. L’importante per loro è, se non risolvere, almeno arginare i tanti problemi che affiggono quelle insensate quanto dilapidanti gestioni. Poco interessa loro chi sia il presidente della Federcalcio, tanto sanno che il potere è saldamente nelle loro mani, secondo il motto: “Il calcio siamo noi”.
Tutto il resto del movimento, che poi è il 90 per cento di tutto il mondo del pallone, soffre e soffre molto. C’è una legislazione che è stata colpevolmente lasciata ingiallire. Il calcio che non può godere della torta dei diritti televisivi, vivacchia, tra un fallimento e una bancarotta, senza che alcuno se ne prenda cura. Il Coni è ormai un Ente quasi inutile, sulla stregua dell’Istituto agronomico per l’Oltremare. Cura i raduni in previsione delle Olimpiadi ma i proventi di cui dispone bastano a malapena per ripagare i costi della Struttura. La serie B e la C scimmiottano il professionismo della A senza averne i mezzi, tutti gli altri devono ricorrere ad ogni espediente per sbarcare il lunario.
Quindi a che serve cercare un’unità di governo? E’ presto detto. La serie A senza la Federazione non potrebbe esistere. Verrebbe esclusa dagli organismi internazionali, sarebbe costretta al rango di un Barnum senza Patria. Quindi serve un presidente unico più per facciata che altro. Poi ognuno per sé, come dei coniugi separati in casa che convivono per convenienza.
Si è detto: ma Carlo Tavecchio con quella battuta non è degno di fare il presidente. Conosco Tavecchio da anni. E’ un brav’uomo, ma basta sentirlo parlare per capirne la dimensione. Nel discorso incriminato ha fatto effetto il riferimento alle banane ma chi ha avuto la pazienza di ascoltarlo non può non essersi soffermato sul fatto che gli inglesi (usati come termine di paragone) valutano, a suo dire, il “pitigrii” per ammettere giocatori stranieri nel proprio campionato. Mi direte: si è trattato di un refuso verbale, forse voleva dire pedigree che è il termine con cui si usa definire gli ascendenti paterni e materni di un animale…Di male in peggio.
I problemi del calcio e dello sport dilettantisco sono enormi e imporrebbero un intervento rifondatore del Governo. In attesa di quel giorno, possiamo chiudere con una battuta: chi meglio di Tavecchio, ora come ora, può fare il presidente di una repubblica che somiglia proprio a quella delle….banane. E intanto dovrà cimentarsi con la prima decisione che rischia di essere impopolare: la scelta del nuovo ct della Nazionale. Che sarà quasi certamente Antonio Conte, già nominato in una finta intervista. In stile Tavecchio.
