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Pensioni, gli assegni di magistrati e professori nel mirino del governo Renzi

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Mentre le polemiche infuriano anche a livello sindacale e politico, il governo non sembra deflettere dalla linea di colpire le cosiddette pensioni d’oro e d’argento, penalizzando soprattutto il calcolo con il metodo retributivo. Ieri la tesi del ministro Poletti è stata sostenuta dal sottosegretario all`Economia Enrico Zanetti (Scelta civica) che in Parlamento ha presentato anche una proposta di legge: «Un contributo di solidarietà può e deve essere chiesto sull`eventuale differenza tra il livello di pensione che viene percepito e quello che viceversa spetterebbe sulla base della capitalizzazione dei contributi versati».

DIRIGENTI – Sono in allarme i rappresentanti dei dirigenti d`azienda (tra quelli che ricevono le pensioni più ricche) ma anche i sindacati che vedrebbero penalizzata quella parte significativa dei propri iscritti, scampata alla riforma Dini, che ha maturato l`assegno pensionistico in base alle retribuzioni degli ultimi dieci anni.

LIVELLO – Una volta presa la decisione, andrà definito il livello di reddito pensionistico a partire dal quale intervenire e fissata la percentuale del prelievo. L`Inps ha già elaborato un modello per ricalcolare l`importo con il metodo contributivo per i pensionati del settore privato, mentre qualche problema potrebbe sorgere per quelli del pubblico impiego, nel quale i contributi nel passato non venivano sostanzialmente versati.

ESODATI – Le risorse saranno utilizzate soprattutto per sostenere il reddito dei lavoratori maturi che a 4 o 5 anni dalla pensione dovessero perdere il posto, evitando nuovi esodati. A questi lavoratori dovrebbe essere concesso, dopo i due anni di indennità di disoccupazione, un assegno di circa 750 euro al mese per il periodo necessario a maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia. Una volta in pensione il lavoratore restituirebbe a rate quello che è di fatto un anticipo della pensione. Insomma una sorta di prestito previdenziale. La perdita sarebbe intorno al 5-6 per cento dell`assegno mensile. Quest’ operazione costerebbe allo Stato circa 500-600 milioni l`anno. E ci sarebbe anche un contributo da parte delle aziende interessate per evitare che in questo modo possano surrettiziamente riemergere i prepensionamenti. Secondo le simulazioni dei tecnici ogni lavoratore in uscita costerebbe alle aziende 12-15 mila euro e i lavoratori interessati potrebbero essere intorno ai 30-40 mila l`anno.

ADEGUAMENTO – Oltre al contributo di solidarietà è allo studio il raffreddamento dei meccanismi di adeguamento automatico delle pensioni al costo della vita, che potrebbe diventare rilevante una volta che l`inflazione dovesse ritornare sul target europeo del 2 per cento. Nella legge di stabilità potrebbe infine essere inserito un tetto alle pensioni calcolate pro rata con il metodo contributivo. In mancanza di un limite alcune categorie, che possono andare in quiescenza con 70 anni di età (professori universitari e magistrati), riescono a maturare un assegno pensionistico pari al 100 per cento, ma anche oltre, dell`ultima retribuzione.

Come si vede il Governo sta studiando soprattutto i sistemi più opportuni per colpire i pensionati, ma quando rivolgerà l’attenzione a eliminare gli sprechi della politica? E quando penserà a recuperare i soldi dovuti al fisco dagli evasori?


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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