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Regioni, tagliare le sedi all’estero. Sono «ambasciate» superflue

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli

Il governo dovrebbe escogitare il modo di azzerare le rilevanti spese della «diplomazia regionale» all’estero. Si tratta di un settore che sembrerebbe ora sotto la lente del commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Ma quante sono le «ambasciate» delle Regioni oltreconfine? Un primo censimento, tentato dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, nel 2010 ne calcolò 178: 157 uffici di rappresentanza sparsi per il mondo e 21 sedi a Bruxelles (una per ogni regione e una a testa per le province autonome di Trento e Bolzano). I costi globali si sarebbero aggirati tra i 50 e i 100 milioni di euro all’anno.
Dal 2010 per ben tre volte successivi governi hanno tentato di ottenere questa mappatura con scarsi risultati. Ma sono venute fuori notizie di numerosi insediamenti, alcuni dei quali per fortuna eliminati direttamente dai governi regionali. Nel 2010, solo per il Veneto, sembra esistessero dieci uffici in Cina (ma il totale delle rappresentanze saliva a ben 60 in 31 paesi). Il Piemonte si dice che ne vantasse 33, la Lombardia 29. La Sicilia, nei fasti aurei dell’epoca di Totò Cuffaro, aveva voluto una «casa» nell’Empire State Building di N.Y. (oggi trasferita) e un’altra di 900 metri quadrati nel Boulevard Haussmann a Parigi (ora fortunatamente chiusa). Ho avuto modo di passare più volte, in anni diversi, davanti a quelle vetrine prestigiose e costose: c’erano sempre gli stessi due o tre vasi di Caltagirone e un carretto siciliano. L’ appartamento che la  Campania deteneva a Manhattan sembra costasse oltre 1 milione di euro all’anno.
Ma le Regioni hanno respinto ogni critica e ogni illazione. La Giunta Regionale del Piemonte, rispondendo a un’interrogazione del M5s nella quale si chiedeva conto delle 33 sedi in 23 paesi, ha replicato: «L’unica sede fisica della Regione all’estero è quella di Bruxelles». Un immobile, acquistato in rue du Trône nel 2006 al prezzo di 9.246.020 euro e occupato solo al quarto piano (gli altri sono subaffittati ad altre regioni). Per il resto, non uffici regionali ma «antenne» nate da collaborazioni con camere di commercio o progetti per l`internazionalizzazione. Nel frattempo, buchi di bilancio e ristrettezze hanno costretto a qualche chiusura.
Vista l’incertezza del quadro generale, mi sembrerebbe utile che, nell’attuare la spending review e la razionalizzazione della spesa, e soprattutto nel contesto dell’applicazione del nuovo titolo V della Costituzione, fosse accertata la situazione e venissero adottati, se del caso, gli opportuni rimedi. È meglio intervenire su questi sprechi piuttosto che sacrificare sempre statali, forze dell’ordine e pensionati. Cominciamo a tagliare i lussi della politica, che ci hanno trascinato fino a questo punto.

estero, regioni, spending review


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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