
Figli adottivi non riconosciuti: da anni cercano i genitori. Appello ai politici da Firenze: «Serve una legge»

FIRENZE – «Ho 62 anni. Da oltre venti ho cercato di sapere chi era mia madre, che appena io nacqui decise – certamente con una scelta dolorosa – di lasciarmi e non riconoscermi. Non era certo pura curiosità, ma il bisogno di trovare le mie origini, riscoprire un’identità che mi era stata negata». Parla così Anna Maria Bardelli, di San Giovanni Valdarno (Ar), che pochi giorni fa ha ricevuto dal Tribunale dei Minorenni di Firenze l’accoglimento dell’istanza di conoscere l’identità di due fratelli biologici. «So solo che mia madre è morta, ma non so nulla dei miei fratelli – aggiunge Anna Maria – ma anche loro fanno parte delle mie origini e io delle loro». Ora i giudici avvieranno la procedura per interpellare, con le dovute cautele, le persone interessate e chiedere il loro assenso a rendere noto ad Anna Maria la loro identità. Potrebbero rifiutare oppure, al contrario, potrebbe essere l’inizio di una nuova vita per loro e la fine di un incubo per la signora di San Giovanni Valdarno. Che un giorno è riuscita a trovare il cimitero dov’è sepolta la madre che non ha mai conosciuto e dopo aver deposto un fiore le ha detto: «In fondo al mio cuore, un posto per te c’è sempre stato».
COMITATI – La buona notizia per Anna Maria è venuta fuori oggi 11 ottobre, in occasione di un incontro che si è svolto proprio a Firenze alla Libreria Libri Liberi tra un centinaio di partecipanti arrivati da ogni parte d’Italia. In prima linea il «Comitato Nazionale per il Diritto alla conoscenza delle origini biologiche» presieduto da Anna Arecchia e il «Faegn», l’associazione Figli Adottivi e Genitori Naturali, guidata a Firenze da John Pierre Campitelli. Una rappresentanza degli almeno 100.000 figli abbandonati dai genitori e non riconosciuti. «Una stima prudente – sottolinea Arecchia – se è vero che tra gli anni ’50 e ’70 in Italia sono stati almeno 5000 all’anno i figli che le madri non hanno voluto o potuto tenere con sé». E che tutti ora hanno almeno 40-50 anni.

CORTE COSTITUZIONALE – Quello del Tribunale fiorentino, come conferma l’avvocato Roberto Continisio di Napoli che da tempo segue queste problematiche, è il primo caso a livello nazionale di applicazione di una sentenza della Corte Costituzionale (n° 278 del 2013) che ha aperto la possibilità per il giudice di interpellare riservatamente la madre di un figlio non riconosciuto, allo scopo di un’eventuale revoca della dichiarazione (resa al momento dell’«abbandono») di non voler essere nominata nell’atto di nascita del bambino. In altre parole la madre che ha voluto far perdere le proprie tracce al momento del «parto in incognito» potrebbe aver cambiato idea nel corso degli anni. E perché – chiedono i figli naturali – non è possibile almeno interpellarla?
TRIBUNALI – La giustizia italiana – mancando ancora una nuova legge in materia – opera con molta discrezionalità. Il tribunale dei minori di Firenze è già al secondo «via libera» verso l’ «interpello» dei genitori naturali: in agosto ha accolto l’istanza della signora Mariagnese Bellardita (59 anni che abita a Pontassieve non lontano dalla casa del premier Matteo Renzi) e disposto «con la dovuta riservatezza» la ricerca dei genitori. Diversamente la pensano in altre città, dicono qui al convegno di Firenze. A Torino è stata fermata un’istanza con la motivazione che la madre biologica era deceduta e quindi … non poteva essere interpellata. A Roma si respingono le richieste, in base alla legge in vigore che molti vorrebbero modificare, anche alla luce della sentenza della Consulta. Lo stesso avviene a Napoli, dove le istanze vengono congelate, in attesa che il Parlamento legiferi in materia.
PROPOSTE DI LEGGE – E qui si affacciano i politici. Sono ben 8 (otto) le proposte di legge ferme in Commissione Giustizia alla Camera. Da un lato si spinge sulla possibilità per il figlio adottivo, al compimento dei 25 anni, di fare istanza per avere i dati della madre, facendola interpellare dal giudice. Oppure al 40° anno di età di poter avere accesso diretto alle generalità di padre, madre ed eventuali fratelli e sorelle biologiche. Da un altro lato si vuole tener conto della posizione della madre, senza il cui espresso consenso il figlio non potrà mai sapere chi è. Si tenta una mediazione. La discussione in Commissione Giustizia dovrebbe riprendere il 16 ottobre, ma questo non vuol dire che la soluzione e lo sbocco legislativo sia vicino. Intanto sta passando il passa parola tra l’«esercito dei centomila» figli adottivi di martellare le caselle di posta elettronica dei parlamentari per attirare l’attenzione sull’urgenza del problema.
DIRITTO ALLA SALUTE – «Non è solo una questione morale e di diritto alla nostra identità – conclude la presidente Arecchia lasciata 54 anni fa nella maternità della Real Casa Santa dell’Annunziata di Napoli – ma anche di diritto alla salute. Per patologie gravi o ereditarie è assolutamente necessario poter accedere ai dati anamnestici di propri familiari biologici. I tempi sono cambiati, i politici ne devono prendere atto».
GENITORI – Nessun pensiero ai genitori adottivi? «Al contrario – conclude Arecchia – vogliamo dire a gran voce che tutti noi siamo stati fortunati, perché abbiamo trovato una famiglia che ci ha accolto e amato. E di questo non possiamo che essere felici e riconoscenti. Non cerchiamo una nuova famiglia, cerchiamo la nostra storia».
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