Incidenti sul lavoro, da Firenze un appello all’assistenza per i disabili gravi

FIRENZE – Marco Vichi, 43 anni, di Grosseto, è invalido al 100% da 14 anni. Nel 2000 rimase vittima di un gravissimo incidente sul lavoro: fu colpito alla testa da un tubo di ferro. È diventato tetraplegico. Domenica 12 ottobre la sua vicenda è tornata d’attualità in Palazzo Vecchio alla 64/ma Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.
Le istituzioni, a tutti i livelli, devono affrontare e risolvere «una volta per tutte il problema del ‘dopo di noi’, ossia quello dell’assistenza per i disabili gravi, che vivono grazie al sostegno delle famiglie», ha detto Vichi. È fondamentale, ad esempio, l’istituzione di un unico punto dove «poter svolgere tutte le pratiche relative all’infortunio: dal riconoscimento della rendita a quelle legate all’assistenza sanitaria».
Dopo aver ringraziato l’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), Vichi si è rivolto ai tanti giovani presenti nel salone dei Cinquecento invitandoli «a non aggrapparsi al lavoro rinunciando alla vita. Con la crisi ci sono sempre meno opportunità e per salvaguardare il proprio posto si rinuncia alla propria sicurezza state attenti!».
Il 43enne, oggi tetraplegico («ho recuperato l’uso di due dita della mano destra»), mentre smontava un ponteggio venne colpito alla testa da un tubo di ferro: «i miei compagni si erano distratti», ha spiegato. Al processo, «molto doloroso», Vichi e la sua famiglia accettarono il patteggiamento. «È stata una sconfitta – ha concluso rivolgendosi ai lavoratori e alle loro famiglie -. I miei colleghi hanno testimoniato a favore del datore di lavoro. Il consiglio che ora mi sento di dare ai parenti di chi subisce un incidente come il mio è di andare subito sul luogo, fare foto e raccogliere testimonianze e documenti. Non si può mai sapere».
