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Sindacati contro il Governo

Pubblico impiego: gli statali scendono in piazza contro la manovra del governo. E renzi annuncia 80 euro alle neomamme

Sindacati contro il Governo
Sindacati degli statali contro il governo

I sindacati degli statali, colpiti dall’ulteriore blocco dei contratti, si muovono preannunciando proteste. Mentre la Cgil si sta preparando alla manifestazione di piazza del prossimo 25 ottobre, anche la Uil si ribella contro le novità inserite nella legge di stabilità sugli stipendi del settore: oltre alla proroga del blocco del contratto, il sesto consecutivo, viene anche congelata l’indennità di vacanza contrattuale fino al 2018. Scelte giudicate inaccettabili nei confronti di tre milioni di lavoratori.

UIL – Il candidato numero uno alla segreteria della Uil, Carmelo Barbagallo, non usa mezzi termini e avverte: «se lo Stato non rispetta gli accordi anche noi ci sentiamo sciolti dal rispetto di quegli stessi accordi e, dunque, non terremo più conto dei limiti previsti per gli scioperi nel settore». E dichiara: «chiederemo a Cgil e Cisl di avviare una lunga stagione di lotte unitarie».

CISL – La Cisl risponde subito si all’invito: il segretario generale della categoria, Giovanni Faverin, si associa a questa giusta lotta da condurre «fino in fondo, ovvero fino ad ottenere il giusto riconoscimento» di quanti lavorano nel pubblico. Ma Faverin non si sbilancia su eventuali scioperi.

CGIL – In occasione della manifestazione della CGIL del 25 ottobre il segretario della Fiom, Maurizio Landini, auspica un’indicazione precisa su uno sciopero generale. Occorrerebbe, sottolinea, andare «oltre lo sciopero. Stavolta facciamo sul serio», si giungerà «se necessario anche all’occupazione delle fabbriche».

RENZI – Il premier Matteo Renzi intanto si preoccupa di lanciare slogan ad effetto come ’80 euro alle neomamme’ per distogliere l’attenzione dalle difficoltà economiche del paese e dalla scarsa efficacia dell’azione del Governo. Ma dovrebbe preoccuparsi invece della vasta protesta che sta covando in molte categorie che si vedono ingiustamente sacrificate e non apprezzano la politica di annunci del premier. Si fa presto ad acquisire consensi con proclami e politiche demagogiche, ma si fa altrettanto presto a perderli se a queste non corrispondono i fatti.

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