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Muro di Berlino: 25 anni fa la caduta. Ma Gorbaciov avverte : «Il mondo è sull’orlo di una nuova guerra fredda»

Muro di Berlino, per i 25 anni dalla caduta 8 mila 'bollons' accesi
Muro di Berlino, per i 25 anni dalla caduta 8 mila ‘bollons’ accesi

BERLINO – Venticinque anni, il tempo esatto di una generazione. Questa l’età di un ragazzo nato nel 1989: lo stesso spazio temporale trascorso dalla caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989.

Quel giorno la popolazione in festa abbatté a picconate la fortificazione composta da due muri paralleli di cemento armato, fatta erigere nel 1961 dalle autorità della Germania orientale, Paese comunista satellite dell’Unione Sovietica: che per 28 anni anni aveva fisicamente separato Berlino Est da Berlino Ovest, la zona della città controllata dalle forze alleate anglo-franco-americane.

Per la storica ricorrenza in Germania le celebrazioni si sono aperte già da ieri, 7 novembre. E oggi, alla vigilia del 25° anniversario, c’è stato l’intervento più atteso: quello dell’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, e Premio Nobel per la Pace 1990, Mikhail Gorbaciov, presente ai festeggiamenti presso la Porta di Brandeburgo nella capitale della Germania, il Paese leader dell’Unione europea, riunificata dal 3 ottobre 1990.

L’ex leader sovietico, 83 anni, tanto rispettato e ascoltato in Occidente quanto trattato con indifferenza, se non apertamente detestato in Russia, specie dall’ultima generazione di cittadini che vissero in Unione Sovietica, poiché considerato responsabile del crollo della grande potenza comunista, ha sollecitato i leader occidentali a riprendere il dialogo con la Russia. Un dialogo necessario, ha sottolineato Gorbaciov, per ricostruire fiducia, e che si potrà sviluppare a partire dall’eliminazione delle sanzioni contro esponenti russi per il ruolo di Mosca nella crisi ucraina.

Gorbaciov denuncia che il mondo «è sull’orlo di una nuova guerra fredda che – ha precisato – secondo alcuni è già iniziata» e punta il dito contro l’Occidente e in modo particolare contro gli Stati Uniti per quello che sta accadendo. «Gli eventi degli ultimi mesi sono la conseguenza di politiche con visione di breve periodo che ignorano gli interessi dei partner». «Sono assolutamente certo che Putin difenda gli interessi dei russi meglio di chiunque altro», aveva già affermato Gorbaciov, che negli ultimi mesi ha riavvicinato le sue posizioni a quelle del presidente russo, prima di lasciare Mosca in un’intervista all’agenzia di stampa Interfax.

«Ricordiamoci che senza la partnership fra Russia e Germania non può esserci sicurezza in Europa – ha proseguito il Premio Nobel per la Pace -. Ma il corso degli eventi rischia di arrecare danni duraturi alle nostre relazioni bilaterali, fino a ora esemplari. Proprio qui a Berlino, in occasione dell’anniversario della caduta del Muro sono costretto a prendere atto che tutto quello che è accaduto e la situazione geopolitica attuale ha avuto effetti negativi anche sulle nostre relazioni bilaterali».

A 25 anni dalla caduta del Muro la Germania guidata dal cancelliere Angela Merkel, originaria della parte orientale del Paese ancora sotto dominio comunista, è uno fra gli stati più ricchi e potenti del pianeta, che guida le relazioni europee, rafforzato anche dall’introduzione della moneta unica: l’euro. Eppure oggi, secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Insa-Consulere per il quotidiano «Thueringische Landeszeitung», al 16% dei tedeschi non dispiacerebbe tornare a una divisione tra est ed ovest.

Un dato quanto mai significativo che manifesta i timori per le crisi geopolitiche ed economico-finanziarie a Est della Germania, prime fra tutte la guerra in Ucraina, ma che indica anche la mai veramente riassorbita frattura che il Muro di Berlino creò, o forse meglio rappresentò, fra i tedeschi dell’Ovest e quelli dell’Est. Una frattura politica, ideale, e soprattutto economica. Che la riunificazione del 1990, fortemente voluta all’indomani della caduta del Muro dal cancelliere Helmut Khol, non ha ancora sanato. I tedeschi occidentali considerano i loro concittadini orientali i «fratelli poveri». E anche all’Est cresce in alcune frange della popolazione la nostalgia per le garanzie sociali della vechia era comunista. In un’epoca di globalizzazione in cui anche lo stato guida dell’Europa, la Germania, deve fare i conti con la crisi. E ridimensionare lo stato sociale.


Domenico Coviello

Giornalista

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