Unione europea: il semestre italiano si chiude fra luci, ombre e polemiche
Si chiude tra luci ombre e polemiche (vero presidente Juncker?), il semestre di presidenza italiano della UE. Giovedì 18 il vertice conclusivo dei 28 Paesi Ue con Matteo Renzi, che a gennaio illustrerà anche all’Europarlamento i risultati. L’impressione è che si sia trattato di un semestre dedicato inizialmente soprattutto a definire le nomine e l’assetto della Commissione e del Consiglio. Ma si è parlato anche di altri temi: il dibattito principale verteva in particolare sulla prevalenza del rigore, sostenuto dalla Merkel e da Juncker, o della crescita e della flessibilità, invocate da Renzi e Hollande.
NOMINE : Renzi l’ha spuntata su Federica Mogherini, che è divenuta Alto rappresentante per la politica estera e di difesa, in cambio però ha dovuto mollare la presa sulle più sostanziose caselle economiche.
CRESCITA E OCCUPAZIONE: Come auspicava Renzi, il lavoro della Commissione Juncker è partito all’insegna della crescita e dell’occupazione, sfornando un piano d`investimenti per far lievitare 21 miliardi di fondi europei fino a 315, grazie alla leva finanziaria. Si è trattato in realtà di un mezzo successo, perché il piano Juncker rischia di sgonfiarsi per l’indisponibilità dei grandi paesi a investire.
FLESSIBILITÀ: Renzi ha voluto porre un accorato accento sulla necessità che negli atti ufficiali UE fosse riconosciuta la necessità di “sfruttare al meglio la flessibilità insita nelle norme esistenti del Patto di Stabilità e Crescita”. Resta la spada di Damocle del verdetto europeo previsto a marzo sulle manovre economiche presentate da Italia e Francia. Basterà il programma di riforme di Renzi (non solo annunciato ma anche concretamente avviato) ad ammorbidire l’intransigenza del Nord Europa?
IMMIGRAZIONE: Il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles ha prodotto il superamento di “Mare Nostrum” come operazione nazionale di soccorso, sostituito dall’operazione “Triton” , che protegge la frontiera italiana, per 30 miglia di mare, considerata quella dell’Europa. Resta in piedi però l’ambiguità maggiore in merito all’accoglienza dei profughi, quella che sta creando le maggiori difficoltà per il nostro Paese dal punto di vista economico (spese rilevantissime) e sociale (rivolte delle periferie). Stando ai Trattati di Dublino i rifugiati devono essere accolti dal paese d’approdo (e possono quindi essere respinti dai successivi, come avviene regolarmente finora da parte degli Stati del Nord, compresa la Germania).
RAPPORTI RUSSIA-UCRAINA: Roma ha svolto un ruolo importante nel tenere aperto il dialogo con Putin dopo la crisi in Ucraina. Il negoziato Mosca-Kiev è ripartito al vertice euro-mediterraneo di Milano il 17 ottobre con la sigla dellaccordo per la fornitura di gas all`Ucraina.
FUNZIONAMENTO DELLA UE: Juncker ha inaugurato, su sollecitazione italiana, una consultazione e uno scambio d’informazioni con governi e Europarlamento sull’attività legislativa europea. La pubblicazione della lettera di Juncker a Renzi sulla legge di Stabilità, che doveva restare segreta, ha avuto un effetto negativo (scandalo nei palazzi di Bruxelles) ma anche uno positivo (invito a una maggior trasparenza verso i cittadini). Resta comunque l’attrito fra il nostro premier e la burocrazia comunitaria, verso la quale Renzi non perde occasione per manifestare il proprio disprezzo.
Queste sono, a grandi linee, le maggiori attività – da presidente del semestre UE- che in questi sei mesi il nostro premier è riuscito a realizzare. Rispetto ai suoi grandi propositi e alle dichiarazioni da rodomonte più volte riaffermate il risultato è ben misero. La politica europea è saldamente nelle mani della Commissione e della Cancelliera Merkel; lo scossone che il rottamatore voleva dare all’Europa non si è verificato. Ma onestamente non si poteva pretendere di più.