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Terremoto, San Giuliano di Puglia: il ricordo dei bambini e della maestra morti fra le macerie della scuola

Il terremoto di San Giuliano di Puglia
Il terremoto di San Giuliano di Puglia

Da due giorni ci stiamo occupando degli effetti di una calamità che sembrava non riguardare i fiorentini: il terremoto. Nei sedici anni trascorsi alla prefettura di Firenze, prima come funzionario, poi per un anno e poco più da prefetto, le maggiori preoccupazioni per l’incolumità dei cittadini erano rivolte verso il rischio alluvione. Avevamo preso in considerazione, ovviamente, anche il rischio terremoto, ma a detta degli esperti la zona più esposta era quella del Mugello, per il quale abbiamo fatto piani di protezione civile e esercitazioni. A Firenze, come ha subito informato Firenzepost, i terremoti sono eventi quasi eccezionali.

SCOSSE – Le scosse che si sono susseguite, e ancora continuano, in questi giorni ci hanno ricondotto alla realtà. L’epicentro del sisma recente è stato il Chianti, ma almeno due volte il terremoto ha fatto sobbalzare i fiorentini e li ha fatti uscire dalle abitazioni. Le scuole sono state evacuate, alcune hanno seguito le indicazioni dei manuali di protezione civile, assimilate con alcune esercitazioni, altre sono state meno pronte e organizzate. Ma per fortuna si è trattato di un evento senza particolari conseguenze, che può spronare gli insegnanti a perfezionarsi sempre di più in questo indispensabile esercizio di prevenzione a tutela di loro stessi, ma soprattutto dei bambini e dei ragazzi affidati alle loro cure.

ESPERIENZA – Anch’io nella mia lunga carriera non ho avuto occasione di confrontarmi molto spesso con i terremoti. Pavia, Pisa, Padova, Torino e anche Firenze, finora, non sono state città particolarmente colpite da tali eventi. Quando – in occasione delle due scosse principali di venerdì scorso – ho sentito ondeggiare la seggiola non ho avuto però particolari timori o problemi. Ero già abituato a queste evenienze e vi spiego il perché.

PISA – Nel febbraio 2003 ero con molta mia soddisfazione prefetto di Pisa, città impegnativa nella quale mi trovavo a mio agio e soprattutto a un passo da casa. Una telefonata del Capo di Gabinetto del ministro, che ricorderò sempre, mi annunciò improvvisamente che – dopo il disastroso terremoto del Molise – era necessario che in quella regione fosse destinato un prefetto esperto di protezione civile e io ero stato il prescelto. La mia reazione non fu ispirata propriamente ai canoni del galateo. Lì per lì non la presi bene, ma poi obbedii, come siamo soliti fare noi rappresentanti dello Stato. E confesso che è stata una delle esperienze più coinvolgenti della mia vita.

MOLISE – Come si ricorderà il sisma dell 31 ottobre 2002 fece crollare, fra l’altro, la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, uccidendo 26 bambini e una maestra. La scossa più violenta, alle 11.33, aveva avuto una magnitudo di 6,0 gradi, con effetti corrispondenti all’VIII-IX grado della scala Mercalli. Quindi un effetto devastante con un’intensità molto più rilevante (due gradi in più) delle scosse che abbiamo sopportato venerdì. Il Governo mi aveva mandato in quella zona quattro mesi dopo il fatto, e quindi pensavo di risparmiarmi almeno l’esperienza, non piacevole, delle scosse telluriche in diretta. Cominciai a lavorare anima e corpo per aiutare, non soltanto materialmente (ricostruzione) ma anche moralmente (dimostrando la vicinanza dello Stato), quelle popolazioni così gravemente colpite. Ma ebbi subito la prova che le scosse non erano affatto terminate, che gli assestamenti continuavano ancora e potevano raggiungere anche i 4 gradi di magnitudo.

TERREMOTO – Proprio in quei giorni, in diverse occasioni, mentre stavo nel mio ufficio o nell’appartamento prefettizio, ho per la prima volta compreso cosa vuol dire convivere col terremoto. E allora compresi meglio le ragioni che spinsero alcuni miei parenti del Friuli, nel 1976, quando un devastante terremoto interessò Gemona e le zone circostanti, a chiederci ospitalità a Firenze. I poveretti non riuscivano più a sopportare psicologicamente il ripetersi continuo e interminabile di scosse. Nel Molise almeno tre volte il rumore (un boato sordo) e il sobbalzo causato dal movimento tellurico mi hanno colto mentre ero seduto alla scrivania o a letto (di notte psicologicamente la sensazione è peggiore). Pur essendo preparato a quell’evenienza ha avuto anch’io qualche timore, anche se mentalmente ho ripassato le indicazioni della scheda di comportamento andando a cercare protezione sotto un’architrave, un muro portante, un luogo sicuro, di cui per fortuna la prefettura abbondava. E subito dopo, via nella sala operativa a controllare la situazione con i miei più stretti collaboratori.

Quell’esperienza è stata certo dolorosa per il triste evento e la morte di tanti bambini, ma per me – che sono arrivato dopo il fatto – è stato un periodo particolarmente intenso dal punto di vista umano. Nonostante la prima reazione negativa ringrazio ancora il Ministro Pisanu per avermi prescelto per quel delicato incarico. Che mi ha consentito di rendermi utile alle popolazioni colpite negli affetti e nei beni, dando loro, per quanto possibile, la speranza di un futuro migliore. E mi ha permesso adesso di essere preparato a sufficienza, dopo averlo provato dal vivo, a affrontare un evento così particolare come il terremoto. Per questo è necessario che le autorità, soprattutto quelle comunali, si attivino e s’impegnino per informare i cittadini dei rischi esistenti nel territorio e per prepararli ad affrontare con serenità e cognizione di causa questi eventi. Si tratta di una esigenza fondamentale per la sicurezza della collettività, dei cittadini e dei loro beni, proprio quella finalità che deve costituire l’obiettivo primario di ogni livello di governo.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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