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Il Financial Times folgorato sulla via di Matteo (Renzi)

La vignetta di Matteo Renzi sul Financial Times
La vignetta su Matteo Renzi pubblicata dal Financial Times

Secondo il più importante giornale economico-finanziario del Regno Unito, il Financial Times, tutti gli italiani e i paesi dell’Eurozona dovrebbero tifare, senza indugi, per Matteo Renzi. Ecco cosa scrive Tony Barber al riguardo: «Le prospettive dell’Italia appaiono oscure a meno che Renzi non ce la faccia. Il resto dell’Europa dovrebbe augurargli buona fortuna o, come si dice nella sua Firenze, in bocca al lupo». Ma perché un tale trasporto nei confronti del nostro presidente del Consiglio?

MÜNCHAU – Facciamo un passo indietro e ricordiamo che già il 27 gennaio 2014, quando ancora Renzi non era subentrato a Letta,  il futuro premier ricevette un endorsement autorevole, firmato da Wolfang Münchau, editorialista del quotidiano inglese:  «Matteo Renzi non è ancora primo ministro, è il sindaco di Firenze. Ma è l’unica grande novità politica italiana dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi 20 anni fa». Il columnist che tanto aveva criticato in passato i governi italiani, soprattutto Berlusconi ma in parte anche Monti, guardava con grande interesse al giovane di Rignano sull’Arno, considerandolo il nuovo che avanza.

BARBER – Evidentemente il parere degli inglesi, che confermano di capire molto poco della politica italiana, non è mutato neppure dopo i parziali insuccessi registrati nel primo anno di gestione renziana. Barber infatti, bontà sua, è convinto dell’efficacia delle riforme messe in campo da Renzi. Evidentemente nel paese di Albione si lasciano ammaliare dalle chiacchiere e dalle slides. A detta dell’editorialista britannico le riforme – per ora soltanto promesse –, se portate a compimento, non avranno un effetto benefico solo sul nostro paese, ma anche sugli altri Stati dell’Unione Europea. Addirittura il boy scout fiorentino diventa il salvatore dell’Eurozona.

INGLESI – Probabilmente i britannici non sono a conoscenza delle spese fatte in passato da Renzi a Firenze quando già amministrava la cosa pubblica   e della circostanza che il debito pubblico, anziché diminuire, aumenta sempre più. Continua Barber: «Se invece il governo non dovesse farcela, l’Italia si metterebbe in una situazione molto difficile, perché rispetto ad altri paesi in difficoltà (Spagna, Irlanda, Grecia) sconta un forte deterioramento dei tradizionali partiti e dei processi democratici». Ciò, per il giornalista britannico, ha prodotto una situazione esplosiva; ovvero metà dell’arco istituzionale è rappresentato da formazioni populiste ed euroscettiche. Tra queste vengono menzionate la Lega Nord, il Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Come al solito vengono formulate critiche contro le formazioni di centro-destra e i nuovi movimenti, tutti considerati, molto superficialmente, populisti ed euroscettici.

DC – Un tempo, scrive ancora il Financial Times, l’Italia poteva fare affidamento su un partito conservatore e moderato come la Democrazia Cristiana, per la quale l’integrazione europea era il più nobile degli ideali, ma ora non c’e’ più un partito di centro-destra moderato e pro-Ue di qualche peso. Adesso il panorama politico è molto cambiato. Per l’Ue, e per l’eurozona in particolare, è dunque di estrema importanza che le riforme di Renzi vengano realizzate e applicate. «Indipendentemente dai suoi limiti, il governo di Renzi rappresenta l’ultimo lancio di dadi per i convinti riformisti dell’altra parte dello spettro politico italiano: la sinistra. Renzi è il loro faro e se fallisce il declino economico italiano continuerà». 

UE – Da che pulpito vien la predica! Proprio gli inglesi che sono fuori dall’euro, che sono uno dei paesi più euroscettici, che hanno sempre guardato all’Unione Europea con diffidenza, adesso invocano l’azione di Renzi per salvare quel che resta del vecchio continente. Mi sembra una bella forzatura politica! E ancora una volta il quotidiano inglese dimostra di conoscere la realtà del nostro paese per sentito dire e sempre attraverso le stesse fonti (i principali quotidiani italiani allineati e coperti).

Ma al di là di queste considerazioni dobbiamo osservare che il Financial Times ha sottovalutato due cose. La prima è che Renzi sta trovando e troverà difficoltà nel realizzare il programma di riforme per ora impostato solo a parole.  La seconda, non meno importante, è che Renzi durante il semestre europeo non è riuscito ad imporre una svolta radicale alle politiche europee di austerity. Il nostro paese che, fra i pochi dell’Eurozona, resta attualmente in deflazione avrebbe bisogno di urgenti e concrete iniziative sul piano economico e sociale, per l’abbattimento della spesa pubblica e il disboscamento degli sprechi della politica. Sotto questo aspetto non serviranno a molto le riforme vantate da Renzi (nuova legge elettorale e riorganizzazione del Senato) e recepite pedissequamente come miracolosa panacea dal Financial Times. Ma se il governo non interverrà efficacemente per risanare l’economia, allora potrebbero davvero  prodursi, come predice l’editorialista britannico, ulteriori «deterioramenti nei processi democratici».

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Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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