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Toscana, immobili Asl: spreco da 700 milioni. Patrimonio fuori mercato

Manca un management efficace e ficcante rispetto al mercato, la conduzione delle operazioni immobiliari è incerta e passiva, i tempi di reazione troppo lenti rispetto al mercato e a interessi politici che badano più al consenso elettorale che al vantaggio economico potenzialmente ricavabile dal patrimonio immobiliare: serve un ‘cervello unico’ regionale che gestisca la materia in modo tecnico, svincolato il più possibile dalle logiche politiche. Altrimenti, un patrimonio collettivo da 700 milioni di euro almeno è condannato al degrado o a predazioni. In una parola: al deprezzamento e alla svalorizzazione. Sono queste, purtroppo, le conclusioni che traggo dal mio lavoro degli ultimi mesi come presidente della Commissione d’inchiesta sulle attività immobiliari delle aziende sanitarie toscane a partire dalla Asl 10.

Nove mesi di lavori – la Commissione si è insediata il 20 marzo 2014 e ha concluso i suoi lavori il 18 dicembre scorso – e 13 volumi di atti e contratti e pianificazioni in arrivo dalla aziende sanitarie toscane, senza contare ovviamente i ritagli di stampa, le interrogazioni presentate negli anni e tutto il materiale variamente pertinente prodottosi dall’aprile 2010 ad oggi, ambito temporale su cui la Commissione ha lavorato. Ebbene sì: ci siamo offerti volontari ad essere sommersi dalle carte. Le abbiamo spulciate tutte e ci siamo concentrati sulle situazioni che destavano perplessità evidenti. Sulla Asl 10 abbiamo approfondito con particolare cura, ma è perché l’azienda sanitaria fiorentina detiene un patrimonio immobiliare vastissimo, materialmente sproporzionato rispetto a quello delle altre Asl o Aziende ospedaliere. Il lavoro – spiega Mugnai – si è adeguato alla situazione.

Gli esiti? Preoccupanti: anche a voler prescindere dai casi oggetto di attenzione da parte della magistratura: sarà mai possibile che tra tutti i vertici delle Aziende sanitarie toscane che abbiamo sentito in Commissione, Asl 10 in testa, su uno stesso immobile raramente ci siano state ricostruzioni coerenti tra loro? Spesso le notizie sul reale stato anche amministrativo degli immobili le abbiamo avute dai giornali, invece che dalle audizioni e dagli atti che, su nostra esplicita richiesta, ci sono stati trasmessi. Ancora siamo indecisi se considerarci oggetto di reticenze ed omissioni volute piuttosto che di scarsa cognizione di causa, il che è gravissimo comunque. Davanti a un simile andazzo – conclude Mugnai – vien da pensare che quando le operazioni immobiliari vanno a buon fine è per loro propria buona sorte. Intanto, autentici gioielli sono condannati a degrado e predazioni solo perché spesso non si sa cosa farne e come farlo, in una conduzione incerta e passiva che tra l’altro sconta vincoli burocratici che implicano tempi di reazione troppo lenti rispetto al mercato. Intanto gli immobili sono lì: a morire.

 

 

asl, patrimonio immobiliare


Stefano Mugnai

Vice presidente vicario gruppo Coraggio Italia alla Camera

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