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Direzione Pd, Renzi: per l’elezione del Capo dello Stato non accetteremo veti

renzi

ROMA – Oggi nella direzione del Pd, convocata da Matteo Renzi, il principale argomento all’ordine del giorno era senza dubbio la tattica da seguire per l’elezione del nuovo Capo dello Stato. “«a direzione del Pd è convocata in modo permanente fino all’elezione del presidente della Repubblica», ha annunciato il premier, che ha poi affermato: «Nelle 24 ore precedenti al primo voto si deve arrivare a formalizzare la proposta del Pd riunendo i gruppi, e i grandi elettori. Questo passaggio – specifica Renzi – sarà preceduto da un giro di consultazione con gli altri partiti, con il tramite di una delegazione composta da segretario, due capigruppo, due vicesegretari e presidente del partito». Ma i primi ad essere sentiti saranno gli alleati di governo, come Scelta Civica e Area popolare.

Il Pd ha una «responsabilità» nell’elezione del nuovo presidente della Repubblica per cui «o siamo in condizioni di fare quel che necessario o» se si fallirà come nel 2013 «noi saremo additati come colpevoli», dice il premier. Un esplicito richiamo alla disciplina di partito, il suo, proprio per scongiurare l’incubo dei 101 che, quasi due anni fa, tagliarono le gambe a Romano Prodi prima e Pier Luigi Bersani poi. «Niente ironie e demagogie, il Presidente della Repubblica, si fa cercando di coinvolgere tutti», premette. Ma poi aggiunge: «Nessuno ha il diritto di mettere veti, nemmeno tra di noi». La minoranza interna è avvisata.

Stesso trattamento anche per alleati e possibili interlocutori. I primi vengono soprattutto blanditi: «I nostri alleati di governo saranno insieme a noi in questa sfida. E saranno le prime persone con cui riflettere». I secondi invitati alla collaborazione, ma quasi minacciati in caso contrario: «Il Presidente della Repubblica si prova a fare con gli altri. Berlusconi ha votato gli ultimi due presidenti della Repubblica. I Cinque Stelle se vogliono stare al tavolo ci stiano. Noi abbiamo dato loro la possibilità. Sta a loro scegliere se essere parte del gioco istituzionale. Spero possano cogliere l’occasione. Noi possiamo fare anche senza di loro, ma speriamo di fare con loro». E ha concluso: «È arrivata l’occasione per restituire non solo a a voi stessi, ma anche a chi vi ha votato, il senso dell’orgoglio: possono fidarsi di voi perche’ siete tranquillamente in grado di governare il Paese e eleggere il presidente della Repubblica».

Il Segretario ha dunque mirato a mantenere unito il partito in questa battaglia per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, che tutti immaginano sarà scelto in base al gradimento del premier. Conscio dell’esperienza del passato, e dei 101 franchi tiratori che hanno affossato Prodi, Renzi sa benissimo che i principali pericoli possono venire dal fronte interno e non da quello esterno. Perciò ha voluto essere ben chiaro e mettere i puntini sulle i fin dall’inizio.

Naturalmente non sono stati fatti nomi, anche se Renzi ha ribadito che il presidente dovrà essere «un arbitro rigoroso». Un’indicazione che secondo alcuni sembra avvalorare profili come quello di Sergio Mattarella, il giudice della Corte costituzionale dato in forte ascesa nel toto-Quirinale. Soprattutto perché non farebbe ombra al premier.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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