Il Papa, in lacrime nelle Filippine, dice messa davanti ai superstiti del tifone

TACLOBAN – Il Papa è giunto in aereo a Tacloban, nelle Filippine, epicentro del tifone che nel 2013 ha fatto oltre vittime e devastato l’isola, e ha compiuto uno dei gesti più forti di questo viaggio: le persone lo guardavano calamitate, molti avevano il viso rigato di lacrime. Ha iniziato chiedendo di poter parlare in spagnolo, con la traduzione simultanea in inglese, ed è stato anche applaudito quando ha spiegato che non poteva non essere qui. Man mano che procedeva nella meditazione sul dolore dei sopravvissuti, invece, sono prevalse le lacrime e il silenzio.
Papa Francesco ha affermato: «Gesù è come noi, Gesù ha vissuto come noi, è uguale a noi in tutto meno che nel peccato. Non era un peccatore, ma per essere uguale a noi ha assunto il nostro peccato. Si è fatto peccato, e questo lo dice Paolo. Gesù va avanti a noi sempre, e quando passiamo per una croce, lui ci è passato prima di noi e se oggi tutti noi ci riuniamo qui, 14 mesi dopo che è passato il tifone Yolanda è perché abbiamo la sicurezza che non saremo delusi nella nostra fede perché Gesù ci è passato per primo, ha assunto tutto il nostro dolore».
«Permettetemi questa confidenza – prosegue Francesco – quando io ho visto da Roma questa catastrofe, ho sentito che dovevo essere qui. E in quei giorni ho deciso di fare il viaggio qui. Ho voluto venire per stare con voi. Un po’ tardi – mi direte, in verità – però ci sono, sono qui! Sono qui per dirvi che Gesù è il Signore, che Gesù non ci delude… Potreste dirmi: “Padre, a me ha deluso perché ho perduto la mia casa, la mia famiglia, quello che avevo, ora sono malato…”. È vero, questo che mi dite e io rispetto questo sentimento, però allo stesso tempo Gesù è sulla croce e da lì non ci delude».
«Non ho altre parole da dirvi: guardiamo a Cristo, lui è il Signore e lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che attraversiamo e unita a Lui sotto la croce c’era la Madre. Noi – ha detto indicando la statua della Madonna che regge il piccolo Gesù – siamo come bambini che nei momenti di dolore, di pena, non capiamo niente, solamente ci viene di dare la mano e aggrapparci alla sua mano e dirle: mamma. Come un bambino quando ha paura, dice: mamma! È forse l’unica parola che può esprimere ciò che sentiamo nei momenti oscuri: madre, mamma!». «Facciamo insieme un momento di silenzio, guardiamo il Signore, Lui può comprenderci perché è passato per tutte le prove. E guardiamo nostra Madre, e come il bambino che sta in basso guardiamola e con il cuore diciamole: Madre! In silenzio, ciascuno dica quello che sente dal cuore…».
