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Elezione del Capo dello Stato: Pd a carte coperte fino alla quarta votazione

Matteo Renzi
Matteo Renzi

I grandi elettori del Pd voteranno scheda bianca alle prime tre votazioni per il Quirinale. Il premier Matteo Renzi all’assemblea dei deputati del Pd ha scoperto subito le carte, coprendo nallo stesso tempo il nome del candidato in pectore. Il Pd proporrà agli altri partiti il nome di un candidato al Quirinale: niente terne, ma una proposta secca.

PD – Per il leader del partito democratico ciascuno deve contribuire a giocare questa partita, ma chi non condivide la proposta dovrà dirlo apertamente. Renzi avrebbe fatto presente anche che su un tema così delicato non esiste disciplina di partito ma che, in ogni caso, il presidente della Repubblica «si elegge con quelli che ci stanno» e non contro qualcuno.

NOMI – Quanto ai nomi, Renzi non ne ha fatti, aspettando di incontrare da martedì i leader delle altre forze politiche al Nazareno. Rispondendo ad alcune parlamentari il premier si è detto disponibile a verificare se ci sia lo spazio per chiudere «su una donna», precisando poi però che la questione «non è dirimente».

Ha poi provato a spostare sopra i conflitti interni al partito la corsa per il Quirinale, ricordando che l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica «non è un referendum né sul governo né su di me».

FASSINA – È importante che «il Pd riesca a superare la prova del Quirinale unito ed è sbagliata l’impostazione di cercare un candidato “contro” – ha spiegato Stefano Fassina -. Va cercata la massima condivisione e in questo caso dobbiamo cercare l’interlocuzione con Forza Italia». Intanto, con una lettera inviata alla segreteria, Pippo Civati candida Romano Prodi, ripartendo dal nome che il Pd aveva candidato nel 2013

GUERINI – Mentre il Vicesegretario Vincenzo Guerini afferma che si sta «ricercando l’unità dentro il Partito democratico sapendo che noi abbiamo una grande responsabilità: esprimiamo 450 grandi elettori». Un numero alto ma non sufficiente a eleggere il nuovo inquilino del Colle da soli: tralasciando le prime tre votazioni, dove serve la maggioranza qualificata dei 2/3 (su 1009 grandi elettori9, dal quarto scrutinio sono infatti necessari 505 voti.

In attesa che dagli incontri, a partire da domani, vengano fuori i nomi dei candidati proposti, la strategia che seguirà Renzi al termine del giro di consultazioni sarà comunque quella di tenere le carte coperte nelle prime tre votazioni e di votare un nome a colpo sicuro nella quarta. Sperando che il colpo non sia a salve.


Paolo Padoin

Già Prefetto di Firenze Mail

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