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Fiorentina, calcio da poeti: Salah come Claudio Sala (Torino campione 1976)

Mohamed Salah, egiziano, in prestito dal Chelsea (rientra nell'affare Cuadrado)
Mohamed Salah, egiziano, in prestito dal Chelsea (rientra nell’affare Cuadrado)

Febbraio è un mese importante perché ritorna l’Europa League, ma da ora in poi lo saranno tutti per la Fiorentina. Inizia di fatto il periodo decisivo della stagione. La partita contro l’Atalanta vinta a fatica ha confermato che la squadra di Montella ci arriva in discreta salute. Ma, soprattutto, ha detto che quest’anno il mercato di gennaio non è stato fallito come ad esempio nel 2013-14 quando nel pianeta viola atterrarono giocatori di livello (su tutti Matri), ma che per un motivo o per un altro non erano pronti.

Alino Diamanti può essere l’uomo in più per la seconda parte di stagione. Non averlo messo nella lista Uefa rischia di diventare un autogol, ma Montella è il primo a saperlo. Non a caso ha tentato di spiegare in tutti i modi la scelta, arrampicandosi anche nelle pieghe del regolamento. Comunque anche il giocatore inserito al suo posto, l’egiziano Mohamed Salah non è niente male. Sembra anzi un giocatore d’altri tempi: un poeta del gol. Come il suo quasi omonimo, campione d’Italia con il Torino nel 1976: Claudio Sala.  Che giocava con Pecci, Graziani Zaccarelli e Pulici. Salah è davvero un altro poeta? Magari con terzine e quartine ancora da scoprire? Nell’esordio al Franchi ha subito fatto innamorare i tifosi viola, da sempre pronti ad esaltarsi per le giocate spettacolari anche se magari fini a se stesse. Sì,  gli sportivi meno giovani hanno fatto l’accostamento con le giocate di Claudio Sala. Nome simile: però senza l’h. I suoi dribbling con la maglia del Torino erano ubriacanti. Ubriacature poetiche. Ovviamente l’egiziano deve ancora dimostrare molto. Però una cosa l’ha già saputa fare: accendere la fantasia dei tifosi.

Ma intanto bisogna pensare al tour de force che aspetta i viola nelle prossime settimane. Già dal 19 febbraio è in programma l’affascinante match di Londra contro il Tottenham. Prima c’è però la sfida di Reggio Emilia con il Sassuolo.  Una sfida che apre un altro pensiero: sulla panchina neroverde siede infatti quel Di Francesco che in molti vedono come papabile successore di Montella a Firenze. Senza nulla togliere alla bontà del lavoro dell’ex centrocampista della Roma di lungo corso, forse l’ideale però sarebbe  l’Aeroplanino non volasse ancora altrove, anche se le sirene (Milan, Napoli) sono dal richiamo dolcissimo. Perché se è vero che alcuni rapporti quando si allungano troppo diventano aridi, lo è altrettanto che, al di là di qualche screzio con la stampa o di alcune sostituzioni non propriamente indovinate, Montella sta facendo un grande lavoro anche quest’anno.

Per giudicare il suo operato tout court, poi, non bisogna mai prescindere dall’assenza pressoché continua di Giuseppe Rossi che doveva essere il valore aggiunto e in due stagioni esatte – arrivò a gennaio 2013 – in viola ha collezionato la miseria di 22 presenze. Il rimpianto aumenta pensando che in queste partite ha realizzato 16 gol, con una media stratosferica.

Qualcuno sogna che possa essere proprio Pepito l’uomo del trofeo che manca dalla bacheca viola da troppo tempo. Ma anche in questo caso è meglio restare coi piedi per terra. Senza tralasciare il tentativo di raggiungere il Napoli al terzo posto: magari una vittoria (Coppa Italia o Euroleague) dà più adrenalina, ma i soldi della Champions sarebbero oro colato per le casse della società, che resta sì solida, ma di questi tempi è sempre meglio essere previdenti. E comunque sognare vittorie e fantasticare di poeti.


Massimiliano Mugnaini

Giornalista

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