Riforme, Renzi nei guai: Fassina e Civati si sganciano, Forza Italia protesta, Sel e M5S lasciano l’Aula


ROMA – Dopo aver tentato anche un’incursione notturna, reduce da Bruxelles, per calmare le acque nell’aula che discuteva di riforme, Matteo Renzi, consapevole delle difficoltà, ha voluto riunire anche l’Assemblea del suo partito.
ASSEMBLEA PD – In quest’occasione il premier ha affermato: «c’è un tentativo di bloccare il governo. Va bene il dialogo, ma noi andiamo avanti anche da soli, non accettiamo ricatti». E ha ribadito che «occorre andare avanti, che non si può bloccare il processo delle riforme».
OPPOSIZIONI – Ma le forze dell’opposizione insorgono, in una conferenza stampa attaccano: «vedranno i sorci verdi, denunciamo la deriva autoritaria». Verranno ricevute da martedì dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Dopo aver lasciato l’Aula organizzano una conferenza stampa, Brunetta è il più duro (“E’ aberrante sfidare così il Parlamento”), anche se tra le fila azzurre ci sono alcuni – tra questi Saverio Romano, Maria Stella Gelmini, Elena Centemero e Stefania Prestigiacomo – che sono rimasti in Aula.
NOTTE – Questa notte il premier era arrivato in Aula proprio per dare un segnale contro l’ostruzionismo. Ha scherzato e discusso con esponenti di varie forze politiche. A Scotto di Sel il premier ha spiegato di aver passato tutta la giornata a mediare sul “caso Grecia”, i toni sono amichevoli. Ragiona anche con Giancarlo Giorgetti, il leghista lo invita a desistere, il premier conferma di voler andare avanti. Infine si avvicina ai banchi di Forza Italia: sono otto mesi – osserva ai deputati azzurri – che le riforme sono bloccate alla Camera. Se questa Camera non riesce a votare le riforme prendo atto che la legislatura è finita e si va a votare con il Consultellum, a me va benissimo. Nessuna minaccia, ma è il segnale di una diversità di posizioni dopo la fine del patto del Nazareno.
DEM – Anche la minoranza del Pd invita il partito a fermarsi, Fassina e Civati annunciano di non voler più partecipare ai lavori.
Come si vede si tratta di una questione complicatasi dopo la rottura del Patto del Nazareno e anche a causa di alcune dichiarazioni supponenti di Renzi e di qualche ministro del suo governo (possiamo andare avanti da soli). Ma arroganza e prepotenza non sempre pagano.
