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Pensioni, Inps: ecco perché i tagli annunciati da Boeri sono sballati
![Tito Boeri](https://i0.wp.com/www.firenzepost.it/wp-content/uploads/2013/02/20130217-175106.jpg?resize=479%2C599)
Dopo l’ennesima bocciatura dei tagli ai vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali, Tito Boeri – presidente Inps – e c. continuano a sproloquiare non su questa vergogna, ma sui pensionati che hanno lavorato 35/40 anni versando ‘contributi d’oro’. E si tace anche sugli 8 milioni di pensionati (la metà del totale) che incassano una pensione non ancorata, se non in minima parte, ai contributi versati. E che ora si vorrebbe premiare togliendo a coloro che hanno pagato puntualmente tasse e contributi. Per questa finalità, lo ha sentenziato la Corte Costituzionale, lo Stato deve far ricorso all’assistenza sociale con i mezzi assicurati dalla fiscalità generale, e cioè pagati proporzionalmente da tutti i contribuenti e non solo da una parte ristretta dei pensionati. Che, come ha ricordato anche Luciano Gallino su Repubblica in una lettera aperta al bocconiano presidente, attraverso il pagamento dell’Irpef contribuiscono ulteriormente con circa 45 miliardi al pagamento della previdenza e, in parte, anche dell’assistenza. Di qui debbono essere recuperati i fondi per riequilibrare presunte ingiustizie.
LETTA – Intanto confermiamo che legge 147/2013 (Governo Letta) ha ripristinato il prelievo, aumentandolo (6, 12 e 18%), sulle pensioni superiori ai 90mila euro annui e che, anche in merito a questi contributi, sono stati presentati ricorsi alle sezioni della Corte dei Conti, che finiranno nuovamente davanti al giudizio della Corte Costituzionale, che non potrà che confermare la precedente decisione d’incostituzionalità.
BOERI – Boeri vorrebbe intervenire per eliminare la distorsione che a suo avviso esiste fra pensioni erogate col sistema solo contributivo e pensioni derivanti dal sistema misto retributivo – contributivo. Cerchiamo di fare una volta di più chiarezza in merito ai presunti vantaggi del sistema retributivo rispetto al contributivo.
RETRIBUTIVO – Il sistema retributivo garantisce – o meglio, garantiva, essendo stato definitivamente abolito – il 2% della retribuzione media decennale solamente fino a un reddito massimo di 43.000 euro/anno; da questa cifra in poi, il fattore percentuale diminuiva fino allo 0,9% a 81.500 euro/annui per poi rimanere tale. In parole povere ciò significa che un lavoratore con retribuzione superiore a 60.000 – 70.000 euro annui che fosse andato in pensione a 60 anni con 40 di anzianità lavorativa e con una aspettativa di vita di 80 anni, aveva poche probabilità di ricevere indietro i contributi versati e rivalutati, nonostante il sistema retributivo venisse propagandato come ricco.
BENELLI – Un esperto che conosce bene l’Inps, Bruno Benelli, in un articolo apparso sul Messaggero, ha valutato che se “il calcolo contributivo venisse applicato proprio come viene proposto non avrebbe impatto pratico per le pensioni cosiddette ‘d’oro’, cioè proprio per quelle rendite che si vorrebbero colpire. Il retributivo può essere superiore al contributivo solo se le retribuzioni sono grosso modo inferiori a 50.000 euro lordi annui”. Non a caso Nichi Vendola (Sel) si oppone al calcolo contributivo perché sa che ridurrebbe le pensioni di coloro che oggi hanno uno stipendio lordo fino a 2.500 euro.
PATTO – Ma soprattutto si tratta di una questione morale, oltreché giuridica. Lo Stato non può tradire il patto stipulato con i cittadini. I cittadini pensionati di oggi dovevano essere messi sull’avviso in tempo (40/50/60 anni fa) che poi gli istituti previdenziali avrebbero cambiato le regole. Lo Stato ha già tradito gli impegni sulla perequazione annuale (ma per il 10 marzo è attesa la pronuncia sul punto della Corte costituzionale). Bisogna dire basta ai provvedimenti ideologici e discriminatori. “Con il sistema della legge di stabilità 2014 – ha scritto autorevolmente Spi/Cgil – si verifica un impoverimento progressivo e programmato degli assegni che hanno un importo superiore a 3 volte il trattamento minimo”.
INPS – Ma, anche se si volesse seguire l’idea di Boeri, i risultati pratici se l’Inps dovesse procedere a un nuovo calcolo delle pensioni, quantificando la quota che queste pensioni verrebbero a perdere se si applicasse il metodo contributivo sarebbero contrari alle intenzioni del neopresidente. L’intervento – se venisse applicato proprio come viene proposto – non avrebbe infatti impatto pratico per le pensioni cosiddette “d’oro”, cioè proprio per quelle rendite che si vorrebbero colpire. Questo perché sulle retribuzioni superiori a 45.530 euro lordi annui il calcolo retributivo scende dal 2% annuo (80% dopo 40 anni) all’1,60%. Poi, a partire da 60.555 euro scende all’1,35%, quindi si riduce all’1,10% sulle quote superiori a 86.500 euro e cade allo 0,90% sulle quote eccedenti.
OLTRE 40 ANNI – Applicando questo decalage su una retribuzione annua di 100mila euro, la pensione ‘retributiva’ viene calcolata nell’effettiva aliquota media dell’1,50% (perdendo un quarto del suo valore). E tralasciamo di considerare che con il sistema retributivo chi si è presentato all’Inps con una dote di 41-45 anni di contributi versati ha ricevuto la pensione calcolata solo su 40 anni, mentre con il metodo attuale non ci sono scippi di montanti contributivi. E non è cosa da poco aver perso nel calcolo mediamente due-tre anni di contributi.
DATO E RICEVUTO – Risultato? Il retributivo è superiore al contributivo solo se le retribuzioni sono grosso modo inferiori a 50.000 euro lordi annui. Se dunque si parte dal principio che “chi ha avuto di più rispetto a quanto ha pagato” deve restituire di più, i lavoratori più sotto tiro dovrebbero essere quelli che hanno pensioni di 1.000 euro al mese, quelli che hanno pensioni integrate al minimo di 500 euro, e in misura massima i lavoratori autonomi agricoli, gli artigiani e i commercianti che hanno la parte retributiva della pensione calcolata con le medesime percentuali dei lavoratori dipendenti, per le quali però hanno pagato contributi ridotti all’incirca della metà.
Ma non credo che Boeri si avventuri su questa strada, anche perché Renzi, che da sempre vede di malocchio la categoria dei pensionati, almeno finora ha affermato di non voler percorrere la strada dell’introduzione di nuovi balzelli. Ma non è il caso di stare sereni in base alle promesse del premier: tanti esempi precedenti ci mettono in guardia del contrario.
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Ezio
Buon giorno dr Padoin
Mi trovo in pieno accordo con il suo scritto al quale sono pervenuto x caso seguendo il link del sig. Benelli. Penso che il limite di pareggio contribuzione pensione sia un po più alto e soprattutto con progressione salari x decennio pari a 1/2/3/4. Mi permetto di portare alla sua attenzione queste mie osservazioni. 1) ricalcolo. Nel caso fosse fatto non e chiaro quali saranno i criteri e recentemente ( non x cassa) i criteri sarebbero un filtro età. Se anche fosse per contribuzione il concetto di qualità della contribuzione sarebbe un assunto incerto. Il versamento corretto può anche corrispondere a non lavoro. Per assurdo mastrapasqua avrà 13 contribuzioni per mese versate, non sarei sicuro di 13 lavori eseguiti. Nel parastato la situazione è diffusa. 2) ai giovani si valorizzera ( fra 8 legislature!!) la pensione a sviluppo PIL. Le sembra corretto questo parametro? Alla fine l’Italia nasconde 30% del PIL nel sommerso e spende inutilmente denaro per (es) mandare Marino a messa in USA! Hai voglia a stare nel 3% con numeratore e denominatore in queste condizioni. 3) Boeri e INPS. Tutta la polemica è sulle perdite INPS. Ma INPS per tutto lo stato registra la contribuzione senza riceverla! Non è nemmeno una svista ma un metodo che si chiude con trasferimenti per pareggiare. Boeri non riceverà mai trasferimenti in eccedenza al pareggio perché la funzione investimenti la fa il Tesoro altrimenti potrebbe fare piani pensioni a BTP e fare contenti tutti, ma non può! Mi sembra quindi fuori scopo questo suo interesse che è destinato a una sola conclusione: pagare meno di quanto fa il Tesoro su ” investimenti lunghi” e dare la colpa del modesto risultato ai pensionati. La ringrazio x la pazienza. Ps busta arancione: si possono risparmiare i francobolli. Con economisti che 18 mesi fa prevedevano il barile a 200$, con sviluppi catastrofe se il barile sale o se scende, se l’inflazione sale o se scende; se la Cina aumenta export o lo diminuisce xche in crisi; tanto vale prendere 34% moltiplicarli per 42 anni e dividerlo per 20 vita residua e hai ca 66% del salario. Non penso che gli algoritmi Boeri possano prevedere piani sviluppo individuali e per la parte macro tutti tirano i dadi. Soluzione: risparmi i francobolli. Per prevedere il quadro fra 8 legislature sono spea inutile. Scusi scritto dal telefono.
Paolo Padoin
La sua situazione è particolare. Una strada potrebbe essere quella di continuare i versamenti per raggiungere il minimo contributivo, ma dovrebbe chiedere notizia all’Inps o a qualche patronato dei sindacati. Ricambio fervidi auguri.
francesco
Egregio dottore sono un ex appuntato scelto dei carabinieri ho 56 anni e circa dieci anni fa me ne sono andato via dall arma per miei motivi con 25, anni e due mesi di servizio piu il civile 27 anni e mezzo di contributi, si fa presente che non lavoro e non ho reddito, come potrei fare per fare la domanda di pensione e quando od avere un contributo mensile, la ringrazio e porgo i migliori auguri alei e famiglia di buone feste, francesco