Tasse, addizionali di Regioni e Comuni: più 30% in 5 anni. Ma Renzi e Padoan favoleggiano di carico fiscale ridotto
Nel triennio 2012-2014 le tasse e le tariffe locali hanno avuto un aumento del 6% pari a 3,3 miliardi in più. Le addizionali regionali e comunali, negli ultimi cinque anni, sono aumentate addirittura del 30%. Gli enti locali e le regioni sono voraci di sempre nuove fonti di finanziamenti, soprattutto perchè, nonostante tagli e spending review (poco attuata) continua a correre anche la spesa corrente che nello stesso triennio è aumentata del 2,8% pari a 9 miliardi di euro. Ma questa volta non è colpa di aumenti al personale che non ci sono stati, anzi la spesa per questa voce nello stesso periodo è scesa del 6,1% con una contrazione di 3,7 miliardi. Nonostante il blocco dei contratti e del turn over del personale la spesa pubblica non si ferma.
ANCI – L’Anci spiega che l’aumento delle tasse locali non è altro che il risultato dei tagli ai trasferimenti da parte dello Stato «ma non si traduce in reali maggiori introiti nelle casse degli enti locali per assicurare i servizi essenziali». L’Associazione dei comuni sottolinea che «tra tagli ai trasferimenti e acquisizione di quote del gettito delle imposte locali da parte dello Stato, infatti, i Comuni si ritrovano oggi con introiti addirittura inferiori a quelli degli anni passati». Le imposte locali sugli immobili dovrebbero continuare a salire anche nel 2015, arrivando a 31,88 miliardi rispetto ai 27,80 miliardi di euro del 2011. È stato calcolato che ogni famiglia spende 4.200 euro l’anno in tasse locali.
CGIA – La Cgia, la Confederazione degli artigiani di Mestre, ha calcolato che negli ultimi cinque anni le addizionali regionali e comunali sono salite del 30% per effetto della combinazione del «Salva Italia» di Monti che ha elevato le aliquote per tutte le Regioni e della legge di Stabilità che ha ridotto le detrazioni. Un pensionato con un assegno di 1.000 euro al mese, tra il 2010 e il 2014 ha subito un aggravio medio di 85 euro (+34%). Un operaio con uno stipendio mensile netto pari a poco più di 1.280 euro, ha visto aumentare in questi ultimi 5 anni il carico fiscale di 121 euro (+36%) mentre un impiegato con uno stipendio di quasi 2.000 euro al mese, ha versato 189 euro in più, pari ad un aumento del 30%. Un quadro con uno stipendio mensile di 3.000 euro al mese, ha subito, invece, un aggravio di 324 euro (+31%). E, come diceva Totò, ..io pago.